Salvatore Paolo Garufi Tanteri: Che cos’è il “politicamente corretto”? E’ la neo-lingua come strumento di dominio nell’era del Totalitarismo liberista – saggio su George Orwell.

Salvatore Paolo Garufi Tanteri: Che cos’è il “politicamente corretto”? E’ la neo-lingua come strumento di dominio nell’era del Totalitarismo liberista – saggio su George Orwell.

L’ANTI-TOTALITARISMO E’ SOPRATTUTTO UN BUON MOTIVO PER RIFIUTARE IL COMUNISMO (SENZA PRETENDERE ABIURE PERSECUTORIE DA PARTE DI NESSUNO).

OGGI IL TOTALITARISMO HA NATURA LIBERISTA (A PAROLE, MA NEI FATTI LA CONCENTRAZIONE IN POCHISSIME MANI DELLE RICCHEZZE DEL MONDO CI FA INTREVVEDERE LA STESSA, INQUIETANTE FACCIA DEI REGIMI COMUNISTI)

Salvatore Paolo Garufi Tanteri

La Neo-lingua, cioè la comunicazione semplificata, crea il paleolitico contemporaneo

La solidarietà tra gli uomini nasce dal dialogo. Un uomo che riesce a intravedere l’interiorità di un altro difficilmente ne diventerà persecutore. A far paura sono il diverso, l’altro, l’incomprensibile. Tutto ciò che non si conosce lo si vede sempre pronto ad attaccare e per questo si è portati ad eliminarlo, ad ucciderlo.

Il dialogo, però si avvale di un mezzo che lo condiziona in maniera determinante: il linguaggio. Più ricco, più articolato, più pieno di sfumature sarà il linguaggio, più il dialogo andrà a fondo, più la conoscenza reciproca andrà avanti.

Tutto ciò il potere di Oceania lo ha capito molto bene. Per questo esso dedica una particolare cura al linguaggio. Operando sul linguaggio, esso cerca di far in modo che gli uomini non comunichino mai veramente fra loro.

Evita in tal maniera il nascere della solidarietà. Tenendo i suoi sudditi divisi gli uni dagli altri può dominarli meglio. A questo scopo il potere ha inventato la “Newspeak” (la Neo-lingua) e l’ha fatta adottare come lingua ufficiale in Oceania. In essa, la comunicazione, oltre ad essere ingabbiata, viene scarnificata al massimo. Lo scopo dichiarato dalla Neo-lingua, infatti, è quello di eliminare ogni parola “inutile” dal linguaggio quotidiano.

È facile, a questo punto, immaginare come il dialogo così si riduca a semplice comunicazione. Ancorata alle cose concrete, la Neo-lingua toglie agli uomini la possibilità di parlare di cose che escono dalla più banale quotidianità.

I concetti astratti (quali, per esempio, la libertà), così, pian piano scompaiono dal pensiero. Per questo, per il potere la manipolazione del linguaggio appare importante quanto (e forse più) l’opera di polizia.

Gli uomini sotto l’azione della Neo-lingua diventano omogenei e ben governabili. La povertà del linguaggio impedisce loro perfino di pensare, se non le cose più strettamente ortodosse.

Al riguardo scrive Jenni Calder:

“The Thought police, terror and torture are instruments of prescriving order, Newspeak is a means of controlling the thoughts and inclinations that inspire disorder. Syne, Winston’s colleague, describes the aim of Newspeak: “In the end we shall make thought erime literally impossible, because there will be no words in which to express it. Every concept that can ever be needed will be expressed by exactly one word, with its meaning rightly defined and all its subsidiary meanings rubbed out and forgotten”. The manipulation of language is essential to the manipulation of history[1].

Ma lo scopo della Neo-lingua non è solo quello di togliere agli uomini, attraverso l’eliminazione delle parole che li esprimono, i pensieri sgraditi al potere. Essa ha anche una funzione “in positivo”, cioè quella di strutturare il pensiero, di indirizzarlo nel senso deciso dal regime di Oceania.

La Neo-lingua, così raggiunge l’effetto di scardinare dall’origine (dal pensiero) le vecchie strutture logiche e di crearne delle nuove.

Per questo la sua azione è duplice. Da un lato abolisce le sfumature e le sottogliezze, dà ad ogni parola un significato netto e preciso, ancorandolo soprattutto a cose visibili, materiali. Dall’altro favorisce i giri di frase sloganistici e (ed è la cosa che conta di più) dà ad ogni parola il significato particolare che le vuol dare il regime, diverso da quello che alla lettera le è proprio. “The Ministry of Truth”, per esempio, anche se il suo nome lo pone come “Ministero della Verità”, in effetti, svolge il solo compito di manipolare le notizie, di costruire delle menzogne.

Col tempo, gli abitanti di Oceania, a furia di usare le parole nel significato voluto dal regime, ad esse daranno soltanto “quel significato”. Il pensiero del potere, quindi, il suo modo di ragionare, attraverso le parole si trasferirà nella mente dei cittadini. I loro sentimenti, le loro emozioni, tutti i loro processi razionali saranno stati istillati dal regime. Ogni cosa in loro sarà artificiale, costruita “ab imis” da un’ingegneria occulta al servizio del potere. La manipolazione del linguaggio si rivela in tal modo l’arma più efficace per la manipolazione del pensiero. Il duplice aspetto della Neo-lingua che ho appena finito di esporre è stato colto di recente in maniera molto chiara da Ferdinando Castelli.

Egli così scrive:

“Scopo della Newspeak non è soltanto fornire un mezzo d’espressione per la concezione del nuovo mondo e per le abitudini mentali proprio del Socing, ma soprattutto far credere ciò che si vuole e rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Il pensiero stesso, nella Newspeak, è addomesticato, ridotto schiavizzato, grazie alla progressiva degenerazione del linguaggio, all’imposizione di nuovi significati e all’eliminazione di parole indesiderabili o di senso eterodosso. Il lessico sarà ridotto, perché sia ridotta la capacità intellettiva (“Ogni anno ci saranno meno parole, e la possibilità di pensare delle posizioni sarà sempre più ridotta” p.62). Strumentalizzare e distruggere l’uomo mediante la strumentalizzazione e la distruzione del linguaggio è l’obiettivo della Neo-lingua” [2].

Lo scopo della spoliazione e della strumentalizzazione è raggiunto con i primi due livelli della Neo-lingua: i cosidetti vocabolari A e B. Questi due livelli  riguardano l’uso quotidiano della Neo-lingua e il suo uso nella prassi politica. C’è poi un terzo livello: il vocabolario C.

Esso consiste quasi interamente nei termini scientifici e tecnici. Le parole sono ridotte alle radici delle parole originarie, ripulite dai prefissi, dagli infissi e dai suffissi che servono a creare le sfumature di significato.

Si arriva così a un vocabolario estremamente ristretto, fatto di termini specializzati e incomprensibili ai non addetti ai lavori. Lo scopo, evidentemente, è quello di chiudere le varie categorie sociali anche ad un livello linguistico; di farle arrivare all’incomprensibilità generale.

Così, paradossalmente, nella società ultra-tecnologica  del 1984 si ritorna all’individuo solo e impaurito, come nel paleolitico.

Ma, soprattutto, nel vocabolario C si vede chiaramente lo stretto legame che c’è tra la Neo-lingua è l’altra faccia della tecnologia.

Ambedue traggono origine (o, almeno, prendono ufficialmente lo spunto) dal mito dell’efficienza e ambedue rinnegano “astrattezze ed oziosità”. Il risultato è che ambedue cadono nell’utilitarismo; tolgono all’uomo ciò che non è immediatamente spiegabile o razionalizzabile, uccidendone la sfera estetica e quella etica. Tutto in tal maniera si riduce a cosa, a materia, ad oggetto. 


[1] Jenni Calder, Orwell: “Orwell’s Post-War Propecy”, in George Orwell: “a collection of critical essays”, op.cit., pag. Traduz. “La psico-polizia, terrore e tortura sono strumenti di conservazione dell’ordine costituito; la Neolingua è un mezzo per controllare i pensieri e le inclinazioni che ispirano il disordine. Syme, un collega di Winston, descrive lo scopo delle Neo-lingua: “Alla fine renderemo letteralmente impossibile lo psico-crimine, perché non vi saranno parole nel quale esprimerlo. Ogni concetto che può essere usato sarà espresso da una sola precisa parola, con il suo significato esattamente definito e tutti i suoi significati secondari scacciati e dimenticati’. La manipolazione del linguaggio è essenziale per la manipolazione della storia”.

[2] Ferdinando Castelli, op.cit., pag.23.

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Pubblicato da terrazze Studio Garufi&Garufi

Salvatore Paolo (detto Rocambole) Garufi ha insegnato Lettere, Storia dell0Arte, Storia e Filosofia nelle scuole statali del Piemonte, della Liguria, della Campania e della Sicilia. Ha scritto opere di narrativa e teatrali ed è autore di monografie su Vitaliano Brancati, George Orwell, Santo Marino, Sebastiano Guzzone, Giuseppe Barone, Filippo Paladini e Enrico Guarneri (Litterio).

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