Scrittura come Pittura e Arte-Vita
Un viaggio e una storia anche personale
di Vitaldo Conte
Antico Futuro e Futurismo in parole-immagini
1. Premessa: Parole-Immagini nell’Antico Futuro
«La pittura è una poesia muta e
la poesia è una pittura cieca» scrive
Leonardo da Vinci nel Trattato della
Pittura (XVI sec.). La scrittura stessa,
nel suo momento di nascita, costituisce
un qualcosa più da vedere che da leggere.
Le tracce che l’uomo primitivo “segna”,
con la punta delle dita sulle pareti della
caverna, sono orme di presenza e conoscenza del proprio esistere. Segni astratti
e immagini si formalizzano sempre di
più, fino a trasformarsi in veri e propri
pittogrammi. Gli esempi di visualizzazione della parola nell’antichità e nei
secoli successivi sono molteplici: i geroglifici egiziani di Saqqarah; i calligrammi
dei poeti alessandrini (la poesia in forma
di zampogna del siracusano Teocrito;
L’uovo di Simia di Rodi; ecc.); le tabulae
dei romani; la bibla pauperum; i carmina
figurata dei poeti latini medioevali; le parole figurate di Leonardo da Vinci; la
bottiglia di Rabelais, contenitore di parole e significati; ecc. Possibili affinità
con ricerche contemporanee possono scattare immediate, dimostrando che,
malgrado la diversità dei mezzi tecnici e di pensiero degli autori nelle diverse
epoche, la creazione ha sempre ricercato, nei suoi viaggi fra parola e immagine,
segnali d’incontro contaminante. Questi, talvolta, si pongono come espressione
di Antico Futuro: definizione da intendere come richiamo dell’Origine e ricerca
d’Avanguardia, colloquianti nell’Arte-Vita: talvolta attraverso il Sogno fantastico, anticipatore della realtà.
La “sfida dell’Antico Futuro”, che percorro in un libro a più voci, vuole
«conservare innovando, più come esploratori che meri collezionisti di reperti
archeologici»1
. In un successivo libro, I misteri di Dioniso, termino la mia intervista con Tommaso Romano, che mi chiede di regalare un aforisma inedito ai
1 V. Conte, D. Frau, E. Ricucci, Antico Futuro, Ed. Solfanelli, 2018.
Simia di Rodi, L’uovo, traduzione e grafica
di V. Conte, in ‘Lirici Greci’(Bompiani,
1991) a cura di V. Guarracino
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 153
lettori, con queste parole: «Antico Futuro è un richiamo all’origine per ritrovare la bellezza della vita come Arte Ultima»2
. Il “viaggio” della parola verso
l’immagine, nei secoli, è affascinante e imprevedibile, ma può essere appunto
un perdersi per ritrovarsi “altro”. Riattraverso teoricamente le “tappe” di questo
testo, come ho fatto in precedenti scritti, talvolta anche come una “storia personale”.
2. La parola estroversa e le tavole parolibere del Futurismo
L’interesse verso l’estroversione della
parola è indiscutibile nell’espressione del
Futurismo. Marinetti e i Futuristi hanno
il merito d’indagare e aprire, in maniera
eloquente, le proprietà tradizionali della
frase, contribuendo all’esaurimento delle
sue risorse “normali”. Aprono, anche,
l’area della letteratura a coinvolgimenti
sensoriali diversi, in favore di un dinamismo dei linguaggi.
Il Manifesto tecnico della letteratura futurista (1913) è un punto naturale di partenza e riflessione. Marinetti
introduce nella letteratura l’esigenza di
elementi extrapoetici, fino allora trascurati, per allargarne il campo espressivo.
Nella Rivoluzione tipografica Marinetti
(1913) precede la contestazione del libro
tradizionale della poesia visuale. Dichiara di voler combattere “l’ideale statico
di Mallarmè” con una rivoluzione tipografica: «Noi useremo perciò in una
medesima pagina, tre o quattro colori diversi d’inchiostro, e anche 20 caratteri
tipografici diversi, se occorra. (…) Con questa rivoluzione (…) mi propongo di
raddoppiare la forza espressiva delle parole». Marinetti nel Lirismo multilineo
(1913) auspica la ricerca di una poesia come arte totale: «Il poeta lancerà su
parecchi e linee parecchie catene di colori, suoni, odori, rumori, pesi, spessori,
analogie. Una di queste linee potrà essere per esempio odorosa, l’altra musicale,
l’altra pittorica». L’esigenza di una poesia totale è rintracciabile nel manifesto
de La cinematografia futurista (1916), in cui è riscontrabile l’influenza sulle
poetiche verbo-visive: «Esso sarà insomma pittura, architettura, scultura, parole
in libertà, musica di colori, linee e forme, accozzo di oggetti e realtà caotizzata».
Ciò è determinabile più chiaramente in «metteremo in moto le parole in libertà
che rompono i limiti della letteratura marciando verso la pittura, la musica, l’arte
dei rumori e gettando un meraviglioso ponte tra la parola e l’oggetto reale».
2 V. Conte, D. Frau, I misteri di Dioniso, Ed. Solfanelli, 2019. Antico Futuro… Arte Ultima, intervista
di T. Romano a V. Conte.
F.T. Marinetti, 2018
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 154
La parola di Marinetti è un’autentica fuoriuscita, anche fisica, della parola,
dal libro e dalla lettura tradizionale, che favorisce una espressione autonoma
del linguaggio. Le parole in libertà, pur rappresentando il primo passo di uscita
dall’ortodossia lineare della scrittura, costituiscono il trampolino di lancio verso
le successive tavole parolibere. Da queste si può far partire l’inizio della scrittura
visiva italiana.
Le tre tavole verbo-tipografiche di Marinetti, poste in fondo al libro Les mots
en libertè futuristes (1919), sono da considerare il vertice della sua esplorazione
letteraria, in quanto si spinge oltre i limiti della tavola parolibera vera e propria.
Immette i simboli verbali in un più ampio contesto spaziale e di significato,
ottenuto con la giustapposizione di una scrittura tipografica, di segni di varia
derivazione e di macchie creative. Sono già dentro a un tipo di espressione in
cui i segni, linguistici e non, vengono principalmente trattati come immagini o
comunque postulati come tali.
I sopracitati risultati non sono realizzati solo da Marinetti: oltre a lui vanno
ricordate le creazioni di Cangiullo, Masnata, Buzzi, Russolo, Depero, Govoni,
Soffici, Balla, ecc. In questo panorama espressivo, dalle diverse angolature,
l’aspetto iconico di alcuni autori del Futurismo tende, talvolta, a prendere il
sopravvento su quello verbale: come accadrà in successive poetiche verbo-visuali italiane della “scrivere come arte”. Questo filo di continuità ha avuto, nel
1973, una significativa verifica nella mostra Scrittura Visuale in Italia 1912-
1972, con opere dai futuristi ai giorni nostri: a New York e poi a Torino.
3. Letture sulle Parole-Immagini e riviste del Futurismo
La definizione di poesia visiva è data da
Marinetti nel 1944 nel “collaudo” dei Testipoemi murali di Carlo Belloli: «con Belloli la
poesia diventa visiva». Questo critico d’arte
e poeta concreto-visuale introduce le mie
tavole verbo-visive della cartella Impronte
eolovisuali (Campanotto Ed.). Con questo
lavoro esprimo, nei primi anni Ottanta, le mie
creazioni di parola-immagine attraverso le
composizioni della lettera V (iniziale del mio
nome), che diviene V Volo del mio corpo-scrittura. Belloli nota infatti che questa mia grafia
combinatoria vuole essere un Volo di artepoesia, oltrepassante: «quello che l’aeropoesia futurista si era dimenticata di realizzare,
ancora preoccupata dal canto, pur parolibero,
di eroismi civili, anche epopeici (…). Vitaldo
Conte depassa la profezia grafosegnaletica di Pino Masnata che, negli ultimi anni
della propria operatività poetica, aveva portato a conseguenze estreme le intu-
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 155
izioni degli “stati d’animo disegnati” dallo scrittore futurista Giuseppe Steiner.
(…) Oggi Vitaldo Conte può aspirare a buon diritto a cittadinanza culturale internazionale».
Celebro il centenario di nascita del Futurismo (2009) attraverso diverse
iniziative, fra cui quelle che illustro in due mie interviste su Rai GR 1 a opera
di Gianfranco de Turris (come ricordo nella testimonianza nel libro a lui dedicato nel 2024). La prima è su La parola estroversa, in occasione di una mostra
da me curata sulle tavole parolibere futuriste in poster alla XIV Città del Libro
di Campi Salentina (LE), nel novembre 2008. La seconda per una mostra sulle
Riviste futuriste a Catania, organizzata proprio per il centenario, in cui partecipo, introducendo un seminario (6 mar. 2009) sul Futurismo.
Presento, in collegamento con la mostra Rosa Lussuria, da me curata a Lecce
(Biblioteca N. Bernardini) nel 2010, Ultime riviste futuriste: fra cui ‘Futurismo-Oggi’. Questa risulta essere l’ultima rivista di riflessione delle generazioni
storiche futuriste. Attiva a Roma dal 1969 al 1993, è diretta da Enzo Benedetto
(1905-1993), poeta e pittore.
Dall’Iperscrittura alla Scrittura-Pittura
4. Nuovi Segnali della parola-immagine nei primi anni Ottanta
Le ultime esperienze verbo-visive italiane si delineano, nei primi anni Ottanta,
come un qualcosa di estremamente eterogeneo, di difficile catalogazione e dagli
esiti a volte imprevedibili. Queste espressioni oltrepassano talvolta i traguardi
espressivi realizzati dalle precedenti poetiche storiche: la poesia concreta e
visiva, la scrittura visuale.
Cerco di definire un possibile rapporto di continuità e diversità fra queste poetiche, curando l’Antologia Nuovi Segnali (Maggioli Ed.,1984). Gli
ultimi segnali sono rappresentati da autori operanti
dagli anni Settanta in poi, che ridefiniscono il loro
rapporto parola-immagine con una rilevabile eccedenza della componente visiva rispetto a quella
verbale. Questa eccedenza, come rilevo nell’introduzione, giunge talvolta alle sue estreme possibilità, rischiando «un ritorno allo specifico, che non
sarebbe stato più quello di partenza. Cioè quello
verbale». Nella sezione storica sugli Aspetti delle
poetiche verbo-visuali italiane ci sono 15 autori.
Come precursori: C. Belloli, E. Villa. Nell’ambito
della poesia concreto-visuale: M. Bentivoglio, A. Lora-Totino, G. Niccolai, A.
Spatola, F. Verdi. Come poesia visiva: E. Miccini, L. Pignotti, Sarenco. Nell’ambito della scrittura visuale e concettuale-artistica: V. Accame, U. Carrega, L.
Caruso, E. Isgrò, W. Xerra.
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 156
Nuovi Segnali diviene anche titolo di una mostra che curo a Roma (Centro
L. Di Sarro, con la direzione artistica di E. Crispolti) nel 19833
. Questa precede
l’uscita dell’omonima antologia: ne espongo infatti due protagonisti delle
poetiche verbo-visuali e cinque autori dei nuovi segnali (fra i quindici da me
inclusi). Propongo inoltre due artisti della scrittura.
L’antologia Nuovi Segnali è presentata alla Casa della Cultura, a Roma, il 5
aprile 1984. Nell’occasione si svolge un dibattito sulle Esperienze verbo-visuali
e di poesia sonora, a cui parteciparono: F. Menna (conduttore), M. Lunetta, C.
Milanese,A. Perilli, M. Verdone. L’antologia è poi presentata: a Frosinone (1984)
da F. Menna, M. Carlino, M. D’Ambrosio; a Palermo (1985) da F. Carbone, A.
M. Ruta.
5. Iperscrittura e Arte come Scrittura (1986)
La visualità della poesia e scrittura italiana, con i suoi molteplici sconfinamenti, riserva, dai primi anni Ottanta, diversi rimescolamenti. Questi mettono in
discussione i traguardi espressivi raggiunti dalle precedenti poetiche storiche: la
poesia concreta e visiva, la scrittura visuale. “Serpeggia” dunque l’oltre immaginale della parola attraverso alfabeti sconfinanti nel lessico artistico. Questa
iperscrittura, eccessiva di iconicità, diviene creativamente “citazionista”, attraversando intrinsecamente, con la propria espressione, per simpatia pulsionale
o similitudine, momenti e poetiche dell’arte. I suoi sconfinamenti coinvolgono
anche il linguaggio del video. Presento questo rapporto a Roma, nel 1986, in due
mie mostre con dibattiti sull’argomento, a cui partecipano diversi critici, fa cui
F. Bettini e G. Patrizi4
.
L’estrema eterogeneità delle poetiche italiane di parola-immagine (storiche
e nuove), negli anni Ottanta, sono presentate nella sezione Arte come Scrittura
dell’XI Quadriennale di Roma (Eur – Palazzo dei Congressi) nel 1986. L’ufficialità della manifestazione contribuisce a diffondere questa espressione. Scrive
Matteo D’Ambrosio sul catalogo (Fabbri Ed.): «L’Arte come Scrittura è uno dei
settori più vitali della ricerca artistica italiana degli ultimi decenni, in cui confluisce un’estrema varietà di esperienze e orientamenti. (…). L’Arte come Scrittura
non opera in un territorio inesplorato, ma è certamente un ambito creativo ancora
proficuo di scoperte e trasformazioni».
La ricerca di una scrittura “altra” e pittorica è espressa, in esposizioni del
1986, nei titoli e testi di presentazione da parte di diversi critici. Lamberto
Pignotti introduce Scrittura recondita a Roma: «Luoghi di incontro fra comunicazione verbale e comunicazione visiva sono stati ad esempio il collage cubista
e futurista, il paroliberismo, il fotomontaggio berlinese e sovietico, l’assemblage
surrealista, la poesia concreta e visiva, la scrittura verbo-visiva nelle sue varie
3 Nuovi Segnali, mostra a cura di V. Conte, Centro L. Di Sarro, Roma 1983. Espongono: M.
Bentivoglio, T. Binga, L. Cattania C. M. Conti, F. Falasca, G. Fontana, E. Gut. E. Minarelli, L. Pignotti.
Foglio-locandina. 4 V. Conte, Videomostra d’Iperscrittura; Rapporti tra video e scrittura, dibattito con F. Bettini, V.
Conte, M. Lunetta, G. Patrizi, L. Pignotti; Magazzini Generali, Roma 11 mar. 1986.
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 157
declinazioni…»5
. Toti Carpentieri cura Dai Nuovi Segnali all’Iperscrittura (titolo
anche di una nostra conferenza-dibattito) a Foggia: «Si inventano, allora, i nuovi
segnali in una sorta di inversione della insubordinazione, altre volte accaduta,
ritrovando quasi uno “specifico” dimenticato»6
.
6. Passages di Scrittura-Pittura in Italia (1987-1989)
Possibili riferimenti della visualizzazione pittorica della scrittura, oltre
che segnali premonitori, sono da considerare, negli ultimi anni Cinquanta e
nel decennio successivo, l’esperienza della pittura segnico-gestuale, principalmente dell’area romana (G. Capogrossi, C. Accardi, G. Sanfilippo, G. Novelli,
C. Twombly, ecc.). Questa è rilevabile soprattutto nell’accettazione di un segno
autonomo quale personale alfabeto o grafia pittorica.
L’alternanza dei diversi equilibri
fra polarità scritturali e pittoriche, negli
eventi artistici dagli anni Cinquanta
agli Ottanta, ha una prima qualificante
focalizzazione in una rassegna ideata
da Filiberto Menna con Fulvio Abbate
e Matteo D’Ambrosio: Pittura Scrittura
Pittura. Questa inizia il suo percorso in
Sicilia, a Erice (TP) nel 1987, per proseguire a Suzzara (MN), Milano, Roma
nel 1987-887
. Nella mostra vengono
tracciati i possibili momenti di questo
processo, che attraversa direzioni diverse
e continuamente variabili fra pittura e
scrittura. Il primo momento è costituito dalla pittura-scrittura dell’arte segnicogestuale degli anni Sessanta con i nuclei romani e milanesi, in cui la pittura
riconosce esplicitamente la propria componente verbale. Nel secondo momento
è presente l’arte come scrittura del decennio Settanta, in cui la relazione tra
scrittura e pittura si sviluppa, pur con risultati diversi, in una caratterizzazione di
sostanziale equilibrio fra i due campi: «entrambi rivendicano la loro autonomia
e nessuno dei due vuole perdersi nell’altro, anche se non rinuncia a uno scambio
reciproco» (F. Menna). Nel terzo momento c’è la scrittura-pittura degli anni
Ottanta, in cui s’inverte il procedimento della fase iniziale, con un ritorno della
scrittura a una esperienza di pittura: «Si tratta di una esperienza relativamente
5 Scrittura recondita, pres. di L. Pignotti, Centro Di Sarro, Roma 1986. Espongono: T. Binga, V.
Conte, D. Damato, L. Di Sarro. Foglio-locandina. 6 Dai Nuovi Segnali all’Iperscrittura, mostra a cura di T. Carpentieri, Palazzetto dell’Arte, Foggia
- Espongono: E. Belgiovine, T. Binga, L. Cattania, V. Conte, D. Damato, L. Di Sarro. Foglio
illustrativo. 7 Pittura Scrittura Pittura, esposizioni a cura di F. Menna, F.Abbate, M. D’Ambrosio: La Salerniana,
Erice (TP); Gall. Civica d’Arte Contemporanea, Suzzara (MN); 1987. Centro cult. Bellora, Milano; Centro
di Cultura Ausoni, Roma; 1988. Catalogo (Mazzotta, Milano 1987).
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 158
recente, situabile per intero negli anni Ottanta e rappresentata quasi interamente
da artisti che hanno alle loro spalle una lunga presenza nell’ambito dell’arte
intesa come una esperienza scritturale. (…) Ciò che muove oggi il lavoro di
Blank e di Xerra, di Cattania e di Binga, e del più giovane Conte, è l’esigenza di
allentare ancora di più i legami tra segno grafico puro e unità riconoscibili della
lingua» (F. Menna).
In una successiva mostra, Passages (Scrittura-Pittura) a Roma (Galleria dei
Banchi Nuovi) nel 1988, a cura di Luciano Caramel, viene ripreso ed essenzializzato questo percorso (in una sorta di continuità con il discorso di Menna),
attraverso i passaggi di 5 artisti di generazione diversa: V. Accame, M. Mussio,
W. Xerra, T. Binga, V. Conte.
Filiberto Menna, nel suo ultimo testo (muore nel 1988), introduce la mostra
Sottosuolo del linguaggio (scrittura pittura scultura) in Sicilia (Bagheria,
Catania) nel 19898
, rilevando che «Questa nuova proposta critica sui rapporti
tra scrittura e pittura non può non rimandare a due precedenti immediati e cioè
alla mostra Pittura Scrittura Pittura tenutasi nel 1987 a Erice (…) e Passages
(scrittura-pittura) (…) nel 1988». Individua il superamento della “soglia” della
pertinenza linguistica nelle nuove esperienze scritto-pittoriche, in quanto questo
oltrepassare implica «con tutta evidenza, lo sconfinamento in altri ambiti disciplinari, e tra questi il campo della pittura». Queste poetiche «attingono sì a un
repertorio linguistico legato agli automatismi caldi dell’arte informale, ma li
sottopongono a una sorta di processo di rallentamento e di raffreddamento, per
controllarne meglio il funzionamento e discendere, con essi, nelle profondità del
soggetto». Le schede critiche sugli artisti espositori sono redatte da Francesco
Gallo Mazzeo, l’altro curatore della mostra, che scrive sul mio lavoro: «Conte,
artista di raffinata intuizione poetica, agisce sui margini estremi della pittura e
scrittura, cogliendo uno speciale punto di confine fra i due mondi (…) accanto
alle suggestioni del più felice Capogrossi, Vitaldo Conte intesse una sua tela
dalle decorazioni secessioniste, misteriose, simboliche. (…) In lui sembra che
si destino le ombre e le luci dell’ispirazione enigmatica dell’arte attraversatrice
dello spirito dionisiaco».
Vincenzo Accame sintetizza il percorso della Scrittura-Pittura sul catalogo
della mostra Nuovi Sconfinamenti a Milano (Studio Steffanoni) nel 1989: «Certo,
ora, fine anni Ottanta, ci sono molte componenti a determinare i vari, vistosi,
accattivanti sconfinamenti tra pittura e scrittura, (…) come molto opportunamente hanno indicato due mostre (…): la prima, più ampia, Pittura Scrittura
Pittura, curata da Filiberto Menna (…), la seconda Passages: Scrittura-Pittura,
presentata da Luciano Caramel. Più intesa a riflettere il momento segnico, come
punto di sutura delle diverse esperienze, la prima; più analitica la seconda, quasi
esemplificativa nei confronti delle possibilità estrinsecate dal contatto».
8 Sottosuolo del linguaggio (scrittura pittura scultura), mostra a cura di F. Menna e F. Gallo Mazzeo:
Gall. E. Pagano, Bagheria; Centro Voltaire, Catania; 1989. Espongono: T. Binga, V. Conte, S. Guardì, G.
Leto, W. Xerra. Catalogo (Ed. E. Pagano Artecontemporanea).
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 159
7. Letture di Scrittura d’Arte e Scrittura-Pittura in Italia (1986-1991)
Diverse sono le esposizioni e iniziative sulle Scritture d’Arte in Italia, nella
seconda metà degli anni Ottanta, anche grazie a ulteriori letture teoriche: curo
sul tema, nel 1988, una mostra presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro9
.
Questa è preceduta da una pubblicazione10 e mostra a Roma, da me curate, con
autori residenti in Calabria e Sicilia, operanti sulle scritture d’arte come Ambigue
Lingue a Sud 11, A Catanzaro, in occasione della mostra, si svolge anche un
convegno sul tema con la partecipazione di critici d’arte, fra cui: F. Abbate, F.
Carbone, T. Carpentieri, F. Gallo Mazzeo, T. Sicoli, ecc.
Negli ultimi sviluppi della scrittura d’immagine concorrono altri autori, il
cui lavoro contribuisce alla formulazione dell’espressione con apporti già appartenenti allo specifico artistico. In queste poetiche il segno diviene un “archetipo
scritturale”: da intendere in senso antropologico (presente nell’area siciliana)
o come introspezione pulsionale. È significativa, in quest’ultima direzione, la
mostra Scribble (alle origini del segno) a Lamezia Terme nel 1988, a cura di
Tonino Sicoli: «Lo scribble (scarabocchio) è posto all’inizio della parola scritta
e dell’immagine visiva, si configura come traccia indistinta, (…); è energia pura,
movimento della mano in diverse direzioni (…). Lo scarabocchio per certi versi
è atto pre-linguistico, desiderio di comunicazione destrutturata, non deposito di
significati ma materia verbo-visuale»12.
L’esperienza della Scrittura-Pittura si differenzia, alla fine degli anni
Ottanta, dalle poetiche verbo-visive e dai loro numerosi epigoni alla ricerca di
una possibile identificazione. Risultano significative, al riguardo, le considerazioni di Luciano Caramel, a conclusione del suo testo sul catalogo della mostra
Parola Immagine / XVI Premio Nazionale Città di Gallarate – 1991 (Gall. d’Arte
Moderna, Gallarate), la cui commissione (da lui presieduta) invita diversi artisti
presenti nelle esposizioni della scrittura pittorica: «A cominciare dalla rivitalizzazione delle pratiche scritturali (…) va segnalato un nuovo incontrarsi con la
pittura, su cui è tempestivamente intervenuto il compianto Filiberto Menna, che
con intelligenza mi consigliò il titolo felice a carico di rimandi Passages per
una mostra nella quale raccoglievo alcuni sintomi (…) di tale sviluppo, da non
trascurare, e da non ignorare continuando un gioco datato e patetico di contrasti
fra fazioni ormai tenute in vita solo dalla memoria dei reduci».
Curo sulla Scrittura-Pittura un significativo inserto a colori sulla rivista ‘Arte
& Cronaca’(n. 74, Ed. Salentina) nel 2010, in cui riporto anche stralci di presen9 Scritture d’Arte, mostra a cura di V. Conte, Accademia di Belle Arti / Museo d’Arte Moderna,
Catanzaro 1988. Espongono fra gli altri: T. Ferro, F. Magro, M. Parentela, A. Guillot, S. Guardì, O. Liuzzi,
A. Puja, V. Fava. D. Damato, L. Cattania, T. Binga, W. Xerra. Depliant. 10 V. Conte, Eccesso e Precarietà (“Segreti” segnali di una scritturra “altra”) in T. Ferro, F. Magro,
M. Parentela, Ed. Questacittà 1987. 11 Ambigue Lingue a sud, mostra a cura di V. Conte, Gall. Il Minotauro, Roma 1988. Espongono: T.
Ferro, S. Guardì, A. Guillot, F. Magro, M. Parentela. Catalogo. 12 Scribble (alle origini del segno), mostra a cura di T. Sicoli, Chiostro di S. Domenico, Lamezia
Terme 1988. Espongono: T. Binga, V. Conte, C. Di Ruggero, L. Di Sarro, S. Guardì, M. Parentela, A. Puja,
A. Valla, W. Xerra. Catalogo.
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 160
tazioni critiche. Il numero in questione è dedicato ai cinquant’anni del Nouveau
Réalisme: un “collegamento” certamente possibile e stimolante, voluto dal suo
direttore Toti Carpentieri.
Lo storico dell’arte Carmelo Strano introduce il mio testo sulla ScritturaPittura’ in Italia su ‘Fyinpaper’(rivista online, 2021), scrivendo: «Vitaldo Conte
è un mattatore in quest’ambito di ricerca, spesso incrociandosi con quel luminoso personaggio sui generis che fu Filiberto Menna. (…) Tante le sfaccettature
e le indagini che Conte ha messo in evidenza. Ma non c’è dubbio che il comune
denominatore non manca, ed è una nuova iconicità in senso generale (…). Si
forma così uno spaccato travolgente nel panorama della cultura italiana, peraltro
con forti ripercussioni all’estero».
8. Il Bianco, estrema pagina di Scrittura e Arte: letture nei primi anni
Novanta
L’impotenza di un certo tipo di letteratura, in cui la parola non è più sovrana,
volendo colloquiare con gli altri linguaggi, è intuita nella cultura di fine Ottocento
da Stéphane Mallarmé con la sua pagina bianca. Questa diviene un riferimento
storico per successive poetiche: calamita infatti l’autore al sempre rinnovabile
confronto con il silenzio e l’assenza significante. Mentre l’opera suprematista
Quadrato bianco su bianco, dipinta da Malevic nel 1918, è comunemente intesa
come riferimento obbligato per le successive poetiche dell’arte bianca.
Un possibile sviluppo teorico-artistico della
scrittura d’arte, negli anni Ottanta e Novanta, è stato
(come per me) quello di trovarlo nelle narrazioni
pittoriche della pagina bianca con i suoi richiami.
Come esplicito, in un articolo di V. Biasi (‘Rinascita’, 1990), la «tendenza a edificare un assoluto
mentale, essenziale, (…) ricerca il bianco come
sua espressione di sintesi e di scrittura». Ciò può
avvenire fino alla dispersione lirica del suo essere
“segno-sogno” di pittura bianca, talvolta segreta.
Le memorie del bianco “vivono” in una significativa mostra e pubblicazione (Studio Bocchi:
Spoleto, Roma 1992), a cura di Vittoria Biasi Tra
le opere presentate ci sono i lavori di scrittura
come arte e pittura bianca di M. Bentivoglio, G. Capogrossi, M. Oberto. La mia
pagina bianca esposta «risulta la memoria della lingua, ricomposta nella voluttà
del ‘rumore’in cui tracce, segni-corde, oggetti scrivono la loro alfabetizzazione,
tra essenze e cancellazioni». Biasi è curatrice anche della mia mostra personale
Pagina bianca memoria alla Galleria Miralli di Viterbo (1992): «il bianco non è
più un colore, ma un’aspirazione di ricongiungimento con “qualcosa” di elegiaco
presente nell’uomo e nella natura».
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 161
Body Writer: Scrivere Arte-Desiderio on the Road
9. Scritture emozionali nella Dispersione d’Arte del Duemila
Sintetizzo la dispersione delle scritture emozionali nel mio testo di presentazione sul catalogo della XIV Quadriennale / Anteprima (Napoli 2003-04), di
cui sono commissario: «La scrittura stessa, in molteplici sue espressioni, diviene
segnatura, oltrepassando riconoscibilità e significanza linguistica, per disperdersi
in geo-corpo-grafie, anche d’arte:segnaletiche, reperti di un mondo e di una civiltà
con lingue di comunicazione spesso altrove». Concludo: «Del resto, una scrittura
ultima, come viaggio-arte, pensiero, mistica e piacere, è spesso tentata dall’avventura bianca e vibrazionale. Le contaminazionispingono oltre le proprie espressioni,
non verso il suicidio dell’arte, ma verso proprie altre rigeneranti dispersioni, anche
se mascherate, evaporate, trasferite altrove, nella quotidianità e nell’esistenza».
Le scritture emozionali ascoltano le seduzioni delle molteplici pagine che le
accolgono per diventare arte. Le sue grafie sono lingue di creazione sconfinante,
in cui tutto è disponibile a divenire di-segno su qualsiasi supporto (tela, carta,
muro, corpo, ecc.), pur mantenendo sotto traccia le memorie e i brusii della parola.
Queste espressioni, essendo espressioni fluttuanti, possono dilatarsi: in vibrazionali ambientazioni sinestetiche, in oggetti allusivi, nelle estensioni virtuali, ecc.
10. Scrittura-Desiderio Dispersione (scrivendo estremi confini)
La scrittura desiderante può “vivere” attraverso un corpo multiplo di paroleimmagini. Questo può esprimere un visionario e collettivo “viaggio-racconto”
da leggere in esposizioni d’arte. Come quelle che ho ideato sulla ScritturaDesiderio Dispersione in momenti e luoghi diversi.
Il primo momento si svolge a Roma e poi a Campi Salentina (LE) nel 1999,
patrocinata dai rispettivi comuni e con il coinvolgimento delle Accademie di
BelleArti di Roma e Lecce. In un mio breve testo scrivo manualmente: «Il corpo/
desiderio della scrittura è costituito da frammenti che esprimono la dispersione
di essere lingue perennemente ‘altrove’». L’esposizione è costituita da artisti
storici, segreti, nuovi sconfinamenti, giovani proposte. Tutti esprimono l’erranza
della scrittura d’arte: quella che accompagna il viaggio-desiderio del pensiero.
L’arte come desiderio, inteso come sconfinato e pulsionale testo, “incide” parole,
graffi, crepe, lacerazioni che oltrepassano limiti sociali ed estetici. Scrivo nel
catalogo: «A volte, davanti a certe crepe, a macchie e ai colori sbiaditi dei muri
e delle pareti, ai non colori dei materiali allo stato naturale, ai detriti sparsi, ai
graffiti e alle parole leggibili e non, scritti ovunque, entro in relazione con essi
con lo stesse interesse che potrei nutrire verso alcune opere e pagine di un libro
d’artista13. «Scritturadesiderio Dispersione – considera Gabriele Simongini –
è un evento che mal sopporta le definizioni e la sua libertà anarchica si deve
13 Scrittura-Desiderio Dispersione, mostra a cura di V. Conte: Chioda, Roma; Caso Prato Calabrese,
Campi Salentina (LE); 1999. Fra gli autori esposti: E. Villa con G. Cegna, G.A. Cavellini, W. Xerra, F.
Falasca, P. Ferri, L. Baldieri, M. Mantoan, D. Damato, ecc. Catalogo.
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 162
all’artista e critico Vitaldo Conte, che ne è ideatore e organizzatore. Così nelle
opere esposte si crea un coinvolgente intreccio tra corpo, scrittura e muro, in un
reciproco ribaltamento dei ruoli» (‘Il Tempo’, 1999).
Il secondo momento è costituito dalle molteplici indicazioni delle Scritturedesiderio: espresse nel mio libro Dispersione / scrivendo estremi confini (Ed.
Pendragon) nel 2000 e presentate nell’omonima mostra d’arte (curata da me) a
Foggia. Il libro viene presentato in occasione dell’inaugurazione della mostra.
La manifestazione avrà un seguito a Roma, Siracusa, Catanzaro nel 2000-01.
C’è, fra le indicazioni proposte, la firma: quella «desiderante può rimanere incisa
con segni invisibili. La sua energia nomade, senza limiti, tende ad esprimere i
possessi e i canoni dell’arte. La firma come Outline (…) è diventata, soprattutto
negli anni Novanta, una urgenza per giovanissimi in varie parti del mondo»14. Le
Scritture-desiderio animano molteplici supporti per mezzo delle pulsioni dell’autore. Questo può volerli “firmare” come una propria presenza di Arte-Vita. - Body Writer, ricordando la Lussuria e l’Azione Futurista (2009-2018)
Il Desiderio può voler esprimere un “testo aperto” alle contaminazioni con
le sue parole-immagini che colloquiano con le pulsioni del Body Writer. Questo
ricerca la fuoriuscita nell’on the Road: talvolta, mi piace pensare, per inseguire i
richiami di Dioniso come Barbaro Sognante.
Esprimo l’indicazione Body Writer
attraverso la cura di una mostra a Catania
nel 2009. Con questa intendo connotare
una ulteriore possibilità espressiva della
scrittura d’arte e pittorica: quella di proporsi
come graffito del desiderio, fino alle sue
estreme dispersioni. La grafia del Body
Writer assembla ancestralità e incontri on
the Road, non sottraendosi nel contempo a
rileggere culture, arcaiche e attuali. Rielabora esperienze dell’arte del Novecento e
ultima: poetiche segnico-gestuali e verbopittoriche, oggettualità varie, street art,
fashion beauty art, ecc15. Scrivo nel testo dell’esposizione: «I body writers (…)
liberano un painting che concepisce il suo oltre. Questo include, frequentemente,
la fuoriuscita in evento e in oggettualità varie, stringendo rapporti di contiguità
con il mondo della musica, dell’arte di strada, dello spettacolo. Questa creazione
si addice ai transiti non catalogabili, in quanto è fusione di linguaggi e media.
Come quella che guarda, con nuove modalità espressive e di intento, le genera14 Dispersione (scrivendo estremi confini), mostra a cura di V. Conte: Palazzetto dell’Arte, Foggia;
Chioda, Roma; Galleria Civica, Siracusa; Galleria Prometeo, Catanzaro; 2000-01. Catalogo. 15 Body Writer, mostra a cura di V. Conte, Le Ciminiere, Catania 2010. Espongono: L. Baldieri, P.
Kostabi & GA.NT, T. Pertoso, G. Ferrera, M. Vita, Vitaldix. Catalogo.
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 163
zioni del Graffitismo. Il gioco/piacere della costruzione artistica ricerca, talvolta,
l’opera a più mani, come per conferire una maggiore imprevedibilità alla sua
composizione». «Tempi di writer – nota Carmelo Strano – anche nel senso in cui
lo intende il critico e artista Vitaldo Conte: grafia artistica come pulsione individuale e sociale. Da qui la presenza dell’americano Paul Kostabi & GA.NT. nella
mostra Body Writer (…) a Catania» (‘La Sicilia’, 2009).
La mostra Body Writer a Catania e la
successiva Rosa Lussuria a Lecce (Biblioteca Bernardini)16, nel 2010, ricordano
Valentine de Saint-Point, autrice del Manifesto futurista della Lussuria (1913), che
scrive: «Occorre trasformare la lussuria
in un’opera d’arte». La Rosa Lussuria del
Body Writer, che vuole narrare il desiderio
come creazione, diviene indicazione per
una esposizione al 1° Festival della Sperimentazione a Brindisi nel 201417. Queste
mostre coinvolgono due artiste, che collaborano in plurigrafie con me o con il mio
alter ego creativo Vitaldix: Laura Baldieri “traccia” epidermici percorsi di scrittura pittorica, che alludono a graffiti sui muri-corpo; Tiziana Pertoso “tesse”
ragnatele segniche, che emergono talvolta come corporeità oggettuali e di beauty
art.
La Lussuria e la bellezza dell’Azione, ricercate dal Futurismo, possono ispirare l’incontro, pulsionale e on the Road, della scrittura pittorica con la creazione
del Body Writer. Segnalo questo possibile percorso dell’astrazione artistica del
Desiderio nella mia relazione alla giornata di studi Abstracta, da Balla alla Street
Art, a Roma (Museo Macro, 2018)18.
12. Scrivere come Arte-Vita nella Don/azione d’Amore on the Road
Il viaggio pulsionale dello Scrivere comeArte on the Road “colloquia”,sempre
di più, con le pagine intime e riflessive dell’autore in rapporto con i suoi diversificati ambienti esistenziali. Le scritture del desiderio e del pensiero poetico possono
“vivere” ovunque come creazione. Tendono a diventare “narrazione” attraverso
tracce e graffiti che mantengono la memoria e i brusii della parola.
16 Rosa Lussuria, mostra con e a cura di V. Conte, Biblioteca Prov.le N. Bernardini, Lecce 2010.
Espongono: T. Pertoso, L. Baldieri, Vitaldix. Catalogo (Ed. Il Raggio Verde, 2009). Nell’occasione sono
esposte Ultime riviste futuriste (Futurismo Oggi e nel Salento). 17 Lussuria – Body Writer, in 1° Festival della Sperimentazione, a cura di C. De Stasio, Palazzo
Granafei – Nervegna, Brindisi 2014. Espongono: V. Conte con L. Baldieri, T. Pertoso. Catalogo (testo di
V. Conte).
18 V. Conte, La scrittura pittura degli anni Ottanta / Percorso da ‘graffito’ a forma astratta, intervento
in Abstracta, da Balla alla Street Art, giornata di studi a cura di R. Bozzini, G. Carpi, G. Stagnitta, Macro
- Museo d’Arte Contemporanea, Roma 9 dic. 2018.
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 164
Oggi si sta diffondendo la vocazione spontanea del writer del desiderio a
“segnare” muri, arredi urbani e naturali con collegamenti di parole-immagini
che attraversano pulsioni d’amore: profano, mistico, di condivisione sociale o
naturale. Queste possono entrare in relazione anche con supporti di carta. Questo
Body Writer tende a creare imprevedibili corpo-grafie di Don/azione d’Amore,
abbandonate o esposte, su muri portoni panchine, come su corpi amati. Tali
espressioni on the Road possono costituire manifesti e testimonianze dionisiache
di Arte-Vita. Le loro estreme seduzioni inducono l’autore a sentirsi “amante
artista” nelle erranze della propria esistenza-espressione.
Io stesso divento Vx, firma-desiderio di writer multiplo, per creare manifesti
immaginali: come quello esposto attraverso un pannello nella mostra Muse al
Castello – Porta della Memoria a Mesagne (BR) nel 2021. Vx vuole “vivere”
con testi-desiderio on the Road: insieme a Barbare/i Sognanti crea/scrive Virus
Desiderio con sguardi di poesia, espressi con pensieri parole immagini19.
13. Pagine con parole-immagini in eventi con la Rosa rossa, cib/azione
d’Amore
La cre/azione di pagine con parole-immagini
vuole “vivere” in eventi all’aperto o in spazi chiusi
di riferimento. Documento miei percorsi nell’ebook
Parole-Immagini Desiderio (TED, 2023). In queste
azioni sono accompagnato spesso da creazioni di
artiste.
Le Baccanti dionisiache diventano felicemente
Creative Disperse in La Donna, Seduzione Ragnatela: un evento che ho ideato al Boschetto San Vito
di Trepuzzi (LE) 2021. Qui gli abiti-corpo presentati
da artiste, con il coordinamento di Tiziana Pertoso,
vogliono essere l’apparenza di un pensiero o
sogno: sono accompagnati da disegni e carte scritte
con parole-immagini che diventano come lettere.
Queste espressioni avvolgono tronchi di albero o “dialogano” con le panchine
del Boschetto, legate con fili o semplicemente esposte.
Partecipo, con altre presenze, alla festa-manifestazione Solstizio DiVino, a
Bassano Romano nel giugno 2022. Nel percorso celebrativo del paese ci sono
dei grandi fogli bianchi di carta, incollati su mura e qualche portone, su cui il
Body Writer on the Road esprime scritture, impronte e immagini (disegnate o
incollate).
Pane come don/azione d’Amore è il titolo-percorso del mio evento performativo al Complesso conventuale di San Cosimato di Vicovaro (RM) nel 2022. In
questo dialogo con la creazione di una rosa rossa in un ‘cuore di pan di mele’ di
19 V. Conte in Vx, in Muse nel Castello, a cura di C. De Stasio, Castello Normanno Svevo, Mesagne
(BR) 2021. Catalogo.
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 165
Laura Baldieri e con scritture (mie e di altri) su fogli, esposti su supporti vari, con
pensieri sulle alchimie del Pane, “cib/azione d’Amore20.
Negli eventi on the Road offro spesso
una Rosa rossa alle mie pagine di paroleimmagini. Disperdo infatti Petali parole di
desiderio, su fogli di carta, in un evento di
arte-poesia a Roma nel maggio 2008: è un
modo per firmare il passaggio in un luogo che
amo (la Casina delle Civette a Villa Torlonia).
Presento la Rosa rossa come mia alchimia
di arte-vita, per la prima volta, nell’evento Il
borderline rosso dell’amore a Parma nel 1998:
è offerta, su un foglio bianco, alla luce e al
fuoco di candele rosse, sotto un borgo gotico.
Ha vicino, esposto su muro, una mio foglio
scritto a mano: «La scrittura del desiderio può
ricercare il limite estremo del proprio esistere
come traccia: scomparire per divenire reliquia, feticcio d’amore e di contagio»21.
La Rosa rossa è spesso un corpo di narrazione espresso attraverso paroleimmagini. Queste possono “vivere” in eventi on the Road. Il mio Body Writer del
desiderio, creato a volte in collaborazione con altre mani, “vive” anche in spazi
chiusi per essere esposto, talvolta con l’invito a “essere preso”. Vuole essere
letto come indica il titolo di ogni specifico evento: Fire Desire ad Anzio (Museo
Civico Archeologico, 2017)22; Sciatu miu graffito d’amore a Messina (‘TesteMatte’, 2017); Donazione Desiderio (2022) e Scrivere Arte-Desiderio on the
Road (2023-2024) a Roma (‘Atelier Montez’); ecc. Il “corpo-rosso” di una Rosa,
accostato a una pagina con il bacio rosso della Donna su scritture, è presente
nell’immagine di presentazione di miei eventi come “cib/azione d’Amore”.
Questa “vive” sulla porta d’ingresso della mia camera da letto: un invito per chi
vuole essere amante artista…
NOTA. Miei precedenti scritti, attraversanti gli argomenti di questo testo, sono
pubblicati su: AA.VV., Tracker Art 2004-2008 (Juliet Ed., 2009); ‘Heliopolis’ (rivista
online, 2018) con riflessioni di Sandro Giovannini; ‘Culturelite’(social magazine, 2019);
‘Fyinpaper’ (rivista online, 2021) con una testimonianza-premessa di Carmelo Strano;
AA.VV., Arte e Scrittura, ‘Dionysos’ n.11(rivista, Ed. Tabula fati, 2021).
20 V. Conte, Pane come don/azione d’Amore, evento, Complesso conventuale di San Cosimato,
Vicovaro (RM) 8 dic. 2022. Con L. Baldieri. L’evento si collega alla mostra d’arte Pane: cibo per l’anima,
a cura di L. Rubini. 21 V. Conte, Il borderline rosso dell’amore, evento, in Accordi di luce, a cura di V. Biasi, Borgo delle
Colonne, Parma 4 mag. 1998. Catalogo (Ed. Teseo, Roma). 22 V. Conte, Fire Desire, ambient/azione di Donazione Desiderio, in Assonanze e Respiri, a cura di G.
Fucsia e M. Trabucco, Museo Civico Archeologico, Anzio 2017. Catalogo (con testi di V. Conte).
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 166
Attraversando Scrittura come Arte in pubblicazioni
Come riflessione: la Lettera Alchemica nell’Arte Dada di Julius Evola23
L’idea di arte totale o di sintesi delle arti è presente in diversi aspetti delle
avanguardie storiche che Evola attraversa: il Futurismo e il Dada. L’autore stesso
rifiuta di distinguere e separare i momenti più significativi del proprio percorso
culturale. Ne rivendica il senso complessivo e la continuità fra l’espressione artistica e il percorso filosofico. In maniera similare non delimita i confini della
stessa creazione: «Chi possiede un solo mezzo espressivo, non è artista…».
La lettera alfabetica (riconoscibile o accennata) è presente nell’arte dada di
Evola: in maniera singola, in dialettica con altre lettere o all’interno di una parola.
Questa vuole esprimere, secondo la rappresentazione artistica, una presenza dai
molteplici significati. Ciò avviene nell’uso alchemico della lettera A, visibile nel
disegno a penna Composizione n. 3 (1919), pubblicato su Arte astratta (1920).
L’A diviene una presenza centrale nella Composizione n. 19 (olio su cartone,
1918-20): opera nella quale è espressa l’Alchimia che si esplicita nel tema della
rappresentazione e dell’espressione pittorica, nel suo farsi e creare parallelismi
con l’Arte Regia. Nella Composizione (Paesaggio) Dada n. 3 (olio su tela,
1920-21) la grande lettera D e la lettera A, ripetuta in successione orizzontale,
alludono probabilmente alle lettere di Dada, divenendone un riferimento. Nella
stessa opera è leggibile la parola évidemment, che viene ripetuta dalle voci di
Hhah e Ngara nel poema La parole obscure du paysage interieur.
23 Da: V. Conte, Julius Evola. Vita arte poesia eros come pensiero e virus (ebook TED, 2021).
“Fermenti” n. 257 (2024)
Fermenti 167
Come rilettura: ‘I soli negati’ delle antropografie della scrittura d’arte
in Sicilia24
In un mio intervento su L’attualità dell’antimodernità (2006), all’Università
di Catania, esprimo considerazioni sullo stato dell’arte italiana, ripercorrendo
mie precedenti iniziative in Sicilia e nel Sud Italia. L’arte e la cultura italiana,
dal Novecento ad oggi, continua a presentare, infatti, occultamenti e dimenticanze. Tra le possibili ultime zone d’ombra cito “i linguaggi multimediali tra
arte, poesia, suono, cinevideo; l’arte antropologica e ambientale”.
Visitando la mostra I soli negati “collego”, in un personale filo di lettura,
questo evento a quello sopracitato. Gli autori che espongono, al Museo Archeologico di Caltanisetta, sono tutti siciliani (in massima parte nisseni). Si riconoscono in un’area espressiva che identifico come antropografia a sud. Nel
mio concetto di antropografia confluiscono e interagiscono ambientazioni e
oggettualità plastico-installative (anche al limite del design), che attraversano
istanze di matrice antropologica, insieme a dispersioni e sinestesie della scrittura
come arte. Queste direzioni rileggono creativamente tradizioni culturali della
terra di appartenenza, “assemblate” con contaminazioni e residui dell’attualità
espressiva. Il Gruppo di Caltanisetta è una testimonianza sintomatica di questo
“pensare insieme” il proprio scrivere l’arte. Quest’area è costituita da: C. Barba,
L. Giuliano, M. Lambo, G. Riggi, S. Salamone, F. Spena, A. Tulumello.
Questa scrittura d’arte “si riscrive” con segnature, segrete e imprevedibili,
ripercorrendo segnaletiche ancestrali, storiche e plurilinguistiche. La parola
diviene concetto e “anima” per viaggi esistenziali e di conoscenza. La sua grafia
può ricercare ulteriori spazi di creazione nelle “periferie” stesse del testo, traducendo in segno accattivante anche le espressioni più laterali e fuori dagli schemi:
la citazione, l’annotazione, il frammento, la dedica, il non-espresso, l’allusione
alfabetica, ecc. La dispersione scritturale vuole esprimere una creativa fuoriuscita
dai canoni e dagli spazi assegnati alle tradizioni artistico-letterarie, ricercando
estremi confini con il percorso e montaggio di tracce, visive e metaforiche.
L’area della scrittura d’arte siciliana, fertile e originale, rivela (negli ultimi
decenni) diversi autori, alcuni dei quali presenti in un seminario che tengo all’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 1988, grazie alla mediazione di Francesco
Carbone (1923-99). Questo critico d’arte e artista è l’iniziatore dell’arte antropologica in Sicilia, oltre che punto di riferimento e sensibile compagno di strada
nella dialettica con la scrittura che si fa immagine.
Vitaldo Conte
24 Riferimento: V. Conte, testo su I soli negati, catalogo mostra, Museo Archeologico di Caltan