Salvatore Paolo Garufi Tanteri, Marianu Coricuntentu inventa la felicità (da “Rapporti di un marziano in visita sulla terra”, con allegata la traduzione in russo di Elza Nagornaia)

Salvatore Paolo Garufi Tanteri, Marianu Coricuntentu inventa la felicità (da “Rapporti di un marziano in visita sulla terra”, con allegata la traduzione in russo di Elza Nagornaia)

Marianu Coricuntentu inventa la felicità

di Salvatore Paolo Garufi Tanteri

(con una traduzione in russo di Elza Nagornaia)

I

Per Mariano Campo, l’amico di Barbara A bedd’o canali, il latino aveva a che fare con la messa e basta.

Era una lingua di magìa, il latino, nera come la tonaca dei preti. Ne aveva un po’ paura, per dir la verità. Perciò, non ci andava mai, in chiesa. Stancava i piedi in campagna e in piazza, o stava dentro la sua casa ingrottata, come ce ne sono tante nel quartiere di San Pietro, appesa sopra la strada che va alla chiesa.

Ad un tiro di pietra più sotto, dopo una scala scivolosa per motivo dell’erba del vento, capre, vacche, galline, porci e altri animali alla campìa, lo chiamavano e gli tenevano compagnia. Perciò questo cristiano senza soldi, che manco il laccio per impiccarsi si poteva comprare, non ci pensò mai, né a fare la rivoluzione, né ad inseguire carriere et similia scemate.

Come San Francesco, Mariano faceva u dumanneri, il mendicante… e come San Francesco si sentiva un uomo ricco e contento.

Col lustro o con lo scuro, sotto il sole o dentro il maltempo, aveva a disposizione tutte le comodità: col caldo, beveva l’acqua santa del fiume Oscini e per ripararsi dalla pioggia… più stanze del Re aveva a disposi-zione! C’era la sua grotta e le altre cento della contrada Santa Barbara. Non a caso in paese tutti lo conoscevano come Coricuntentu.

Veramente, in Sicilia così chiamano gli scemi. Chiariamo: nei paesi arretrati ci tengono tutti ad essere seri, cioè dei tromboni senza senso dell’umorismo, tranne quando si esercitano soperchierie sui più deboli. Se, ancora, ci mettiamo il fatto che la persona seria è pure rispettata… lo capite, adesso, il nesso tra mafioso e uomo di rispetto?

D’altro canto, all’occhio sociale, che motivo di allegria c’era per Mariano?

Né soldi, né donne, né sorrisi facevano bella la sua vita. Se passava dalla piazza, trovava sempre qualche spiritosone che gli sputava addosso, o gli faceva urlare le parolacce, o lo prendeva a pugni e vedeva quanto si faceva brutto… così, per gioco, perché gli andava giusta, o perché gli andava storta. Eppoi, non aveva né padre né madre. Pareva nato già bello e cresciuto, come Venere dalla conchiglia… Fin dal primo giorno della sua vita era già Mariano Coricuntentu, o Marianu Piscia ’nchianu, o Merd‘e rutta!

Per fortuna, però, i suoi amici non stavano in mez-zo agli uomini. Stavano altrove. A loro l’odore forte di Mariano piaceva, dato che con gli odori c’erano proprio impastati. Erano le bestie, i suoi amici, ed alle bestie gli odori servono.

“Chi ci vuol bene e chi ci vuol male… per noi sono odori, soprattutto” gli disse una volta Martino A piula, un vecchio gufo, che era un po’ il paciere in tutta la campagna fino alla Nicchiara. “E l’odore buono è solo quello di chi ci porta il pane e non tira pietre a capriccio!”

La sua storia, perciò, era meglio farla scrivere a Martino, o a un come lui, cioè a un letterato che non sa né leggere né scrivere… ma che ha l’intelligenza per capirlo e volergli bene.

“Se, invece, la leggeranno gli uomini” si lamentò un giorno Mariano con Ciccu U cunigghiu, il coniglietto di Calleri, campione di velocità nella categoria Quattro zampe, forse nell’unica sera che non scappava, “puoi scommetterci che nessuno ci crede. Eppure, sono con-vinto lo stesso che è giusto lasciare un resoconto. Guai a perdere la memoria!”

“Ma chi ti pubblica? Sei fuori dal giro…” rispose Ciccu U cunigghiu.

“Io scrivo! Dove e come posso… sulla pietra, sul legno, sui sacchi del pane di Pippinu U furnaru… Per inchiostro basta il fango e l’acqua. Se qualcuno legge, siamo apposto! Se no… vaffanculo!”

Si ripropose, poi, di mettere il suo racconto sotto la grossa pietra che usava come tavolo e sperò di morire a Natale, perché, il suo, gli sembrò un bel racconto di Natale.

II

Parlando con sincerità, tutta questa smania letteraria veniva dal fatto che, sotto sotto, egli sospettava di essere un artista numero uno, perché sapeva fischiare da maestro.

Non era scemo, come tutti dicevano. Anzi, Mariano era il più grande fischiatore vivente di novene.

A San Pietro ridevano di questa sua convinzione, e, se si esibiva, lo faceva fra schiamazzi e pernacchie. Nessuno, però, sospettava che, quando se ne stava a fischiare in campagna, gli animali si davano la voce e correvano da tutte le parti a sentirlo.

Anche se l’acqua cascava dal cielo, che pareva si dovesse svuotare il bacile di Dio Padre… le bestie venivano.

Venivano anche a luglio, nel cuore della siesta, quando gli uomini dormono a mollo del loro stesso sudore. Venivano persino nelle freddose sere di febbraio, quando non dispiace starsene accucciati sotto le coperte, come i nascituri dentro la pancia della mamma.

Ogni volta, appena Mariano cominciava a fischiare, uno dopo l’altro, spuntavano tutti: lucertole, gechi, gamberi di fiume, vipere e serpenti, zanzare, formiche, corvi, gazze ladre e gazze perbene, farfalle, colombi… e l’elenco potrebbe continuare!

Nell’ambiente, insomma, aveva molti fan e, se avessero potuto parlare, l’avrebbero per davvero raccontata loro, gli animali, la storia da non crederci che suc-cesse nella campagna incantata della Firenze degli Iblei.

III

La meraviglia principiò quando un usignolo volle misurarsi le forze con lui.

Davanti al dipinto del viso del Cristo, nella Grotta dello Spirito Santo, vicino alla chiesa di Santa Maria la Vetere, Mariano stava fischiando la sua novena, quando lo sbirulino disturbò tutti, facendo il pagliaccio sopra il ramo di un albero, insieme a tre vicarìe di figli.

In pratica, sopra alcune note lente e sentimentali, si mise a fare la trottola, disegnando nell’aria alcune volteggiate di quelle che strappano l’applauso.

“Non c’è male!” gorgheggiò l’usignolo a Mariano, quando finì il concerto. “All’ultimo all’ultimo, sempre un uomo sei! Entro certi limiti, però, puoi dire che te la cavi!”

“Non mi piace questo modo che hai di parlare degli uomini!” rispose Mariano. “E, soprattutto, non mi piace che tu lo faccia davanti a Gesù, che è sì vero Dio, ma pure vero uomo è… Eppoi, te la dico tutta: non ci sono limiti per me!”

“Cala, cala, Trinchetto!” canticchiò l’usignolo.

Poi, serio:

“Siamo gli usignoli i musicisti dell’universo.”

“Io dico di no. Ma, se vuoi, qui, davanti a noi, ci sta Gesù in persona. Facciamo giudicare a lui.”

“Io amo tutti e non giudico nessuno” disse Gesù, sorridendo e ricordandosi di Ponzio Pilato. “Almeno su queste faccenduole di bravura… lascio la decisione alle creature.”

Nel posto vennero in tanti ad offrirsi come giurati, tutte bestie che di musica ne capivano.

Per presiedere la giuria, cascò proprio a fagiolo l’arrivo di Martino A piula, che probabilmente sarebbe stato anche un miglior sindaco della Firenze degli Iblei, vista la prepotente inefficienza dell’attuale.

Così, in quattro e quattr’otto, tutti si misero d’accordo sulle regole e la gara partì.

IV

Cominciò l’usignolo.

Trillò in Fa minore con ritmo veloce e si lanciò a ballare come un tarantolato sui rami e sui fili della luce.

Molti presero a battere allegramente il tempo e pure a Mariano venne voglia di muoversi.

Era uno spettacolo vedere quel soldo di cacio pic-colo piccolo, mentre svirgolettava in aria secondo la musica.

Faceva la trottola e poi veniva giù a volo d’angelo, fino a sfiorare la terra; si impennava in verticale, si avvitava come un cavatappi e chiudeva un cerchio lanciandosi di spalle.

Fu capace di cose incredibili, senza che ne risentis-se la pulizia di una sola nota. Perciò, quando finì, applaudirono tutti, Mariano compreso.

Quando, però, toccò all’uomo, la musica, in tutti i sensi, cambiò e si fece seria. Davvero, Mariano chiamò il cielo e la terra a dargli una mano!

Il vento faceva frusciare i rami e dava ritmiche staffilate nei passaggi stretti. Per qualche motivo, nella vicina scarpata ci fu una frana e le pietre rotolarono sotto, che parve una scaricata di tamburi.

Fu il preludio.

Dopodiché, il suo fischio si alzò pulito, modulato, senza un rantolo, senza una pausa in controtempo.

Era come il raccontare dei nostri nonni. Venne una donna che cercava il suo perduto amore e poi una ragazza che usava la bellezza come un’arma, peggio di quelle che sparano. Parlò pure dei dispiaceri di una madre che ha il figlio in guerra, lontano, sicuramente in pericolo e che forse sta morendo… proprio mentre soltanto lei lo pensa.

Cantò, insomma, la vita e la paura, i sentimenti che non sono di esclusiva proprietà degli uomini. Le bestie lo capirono e si sentirono capite.

Perciò, quando smise non applaudì nessuno. Nel silenzio durava ancora l’eco della musica e non c’era chi volesse rompere l’incanto.

Alla fine, ci pensò Gesù a parlare:

“Non ci sono vincitori, perché una vera bellezza vive di luce propria e non si mette in gara con le altre bellezze. Ma, debbo ammettere che tu, Mariano, se resti un uomo, sei davvero sprecato!”

Subito l’usignolo si tolse le ali.

“Prendile!” disse a Mariano, porgendogliele. “Tanto, sono sicuro che a me Gesù le farà ricrescere.”

Così, Mariano divenne l’unico uomo che poté volare per meriti artistici.

V

Non era davvero un onore da poco. Faceva nulla se in paese non l’immaginarono neppure. Faceva nulla se continuarono a sfotterlo, anche perché jn piena estate portava un lungo e lercio cappotto per nascondere le ali.

Infatti, il giorno che lo trovarono morto, strangolato da qualche teppistello in cerca di spiccioli, a nessuno venne in testa che tutte le notti lui ed i suoi fratelli alati se ne stavano a cantare nel cielo sopra il quartiere di San Pietro.

***

МАРИАНO КОРИКУНТЕНТУ

traduzione in russo di Elza Nagornaia

1
Для Мариано Корикунтенту, друга Розы Красы Каналов, латынь, однако, была только языком для мессы и не более того.
Это был магический язык, латынь, черный, как рясы священников. Он внушал ему страх, если говорить начистоту. Поэтому он никогда не ходил в церковь. Он таскал ноги по деревне и по площади или был в своем доме-гроте, каких много в квартале Святого Петра, нависающих над дорогой, ведущей в церковь.
На расстоянии броска камня ниже, за лестницей, скользкой от травы, принесенной ветром, козы, коровы, куры, свиньи и другие животные скотного двора звали его составить им компанию. И этот бедный, не имеющий денег мужчина, которому не хватало только петли, чтобы повеситься, не думал никогда ни о революции, ни о карьере, ни о подобных материях.
Подобно Святому Франциску, Мариано попрошайничал, нищенствовал…И как Святой Франциск, чувствовал себя богатым и довольным человеком!
На свету или в темноте, под солнцем или в ненастье, он всегда имел в своем распоряжении все удобства: во время жары пил воду из святой реки Ошини, а чтобы укрыться от солнца, имел больше комнат, чем король! Была его пещера и сотни других на улице Святой Барбары. Не зря в деревне он был известен всем как Корикунтенту (Довольное Сердце).
На самом деле, на Сицилии так называли дураков. Поясню: в отсталых странах все держатся серьезными, то есть тромбонами без чувства юмора, за исключением случаев, когда совершаются бесчинства над слабыми. Если, опять же, мы стоим перед фактом, что этот человек серьезный и уважаемый…вы понимаете теперь связь между понятиями мафиози и уважаемый человек?
С другой стороны, с социальной точки зрения, какой мотив для радости имел Мариано?
Ни деньги, ни женщины, ни улыбки не украшали его жизнь. Если он шел по площади, находились всегда такие умники, что плевали в него, или заставляли его кричать ругательства, или хватали его за грудки, они понимали, что все это плохо…Но это так, для игры, потому что все шло по плану или что-то пошло не так…И потом, он не имел ни отца, ни матери. Он родился уже красивым и взрослым, как Венера из пены морской. С первого дня своей жизни он был уже Мариано Довольное Сердце или Мариану Вольный Ловец или Дерьмо и Отрыжка!
К счастью, однако, его друзья не жили среди людской массы. Они были в других местах. Их терпкие запахи нравились Мариано, даром что эти запахи были неаппетитными. Они были зверями, его друзья, а зверям запахи служат верой и правдой.
«Тех, что нас любит, и тех, кто нас не любит, мы узнаем по запаху, – сказал ему однажды Мартино, старый филин, который был немного миротворцем всех деревень до самой Никкьяры. – Хороший запах только у тех, что приносит хлеб, а не у тех, кто держит камень за пазухой!»
Историю Мариано, однако, следует лучше написать Мартино, или подобному ему, то есть литератору, который не умеет ни читать, ни писать, но кто имеет ум, чтобы понимать его и любить.
«Если же ее прочитают люди, – пожаловался однажды Мариано Чикку, кролику из Каллери, чемпиону по скорости в категории четвероногих, возможно, в единственный вечер, когда тот не убегал, – могу побиться об заклад, что никто не поверит. Тем не менее, я все равно убежден, что следует все же оставить мемуары. Это беда – потерять память!»
«Но кто тебя опубликует? Ты вне общества…» – ответил Чикку.
«Я пишу! Где и как могу…На камне, на дереве, на мешках с хлебом Пиппину Пекаря…Вместо чернил я использую грязь и воду. Если кто-то читает, все в порядке! Если нет, пусть проваливает ко всем чертям!»
Он еще раз предложил поместить свой рассказ под большой камень, который использовал как стол, и понадеялся умереть на Рождество, потому что ему это казалось прекрасной рождественской историей.

2

Говоря начистоту, вся эта литературная мания исходила из того, что в глубине души он знал, что он артист, не имеющий себе равных, потому что умел мастерски свистеть.
Он не был дураком, как все говорили. Напротив, Мариано был величайшим мастером свиста из живущих.
В квартале Святого Петра все смеялись над этим его убеждением, и если он выступал, он делал это среди шума и пуканья. Никто, однако, не подозревал, что когда он свистел на природе, животные подавали голос и бежали со всех сторон послушать его.
Даже если вода лилась с неба потоками, и казалось, что должна опустошиться чаша Отца Небесного, звери приходили.
Они приходили в июле, в самом сердце сиесты, когда люди спят, мокрые от пота. Приходили даже в холодные вечера февраля, когда было бы неплохо свернуться под одеялом, как младенцы в материнской утробе.
Однажды, только Мариано начал свистеть, один за другим появились все: ящерицы, речные раки, маленькие и большие змеи, комары, муравьи, вороны, сороки-воровки и сороки-белобоки, бабочки, голуби….и список можно продолжать!
В окрестностях, в-общем, он имел множество почитателей, и если бы они могли говорить, эти животные, то действительно рассказали бы невероятную историю, которая случилась в зачарованной деревне Флоренции Иблейских гор.

3

Главное чудо было, когда соловей захотел померяться с ним силами. Перед изображением лика Христа, в гроте Святого Духа, рядом с церковью Святой Девы Марии, Мариано насвистывал рождественскую мелодию, когда одна веселая птичка помешала ему, устроив клоунаду на ветке дерева вместе с группой из трех птенцов.
Она сделала вот что – на некоторых медленных и сентиментальных нотах она принималась крутиться волчком, вырисовывая в воздухе фигуры, достойные аплодисментов.
«Неплохо! – похвалил соловей Мариано, когда закончился концерт. – Но в конце концов, ты всегда остаешься только человеком! В определенных пределах, однако, ты можешь считать, что справился!»
«Мне не нравится твой способ разговаривать с людьми! – ответил Мариано. – И особенно мне не нравится, что ты делаешь это перед ликом Иисуса, который является истинным Богом и вместе с тем человеком…И потом, говорю тебе: нет пределов для меня!»
«Уймись, выскочка!» – пел соловей.
Потом, серьезно:
«Мы, соловьи, музыканты вселенной.»
«Я не возражаю. Но, если желаешь, здесь, перед нами, Иисус. Он нас рассудит.»
«Я люблю всех и никого не сужу, – сказал Иисус, улыбаясь и вспоминая Понтия Пилата. – По крайней мере, эта рутинная бравада…Я оставляю решение созданиям божьим».
В это место пришли многие, чтобы предложить себя в качестве судей, все звери, которые в музыке не разбирались.
Для того, что председательствовать в жюри, как раз во-время прибыл Мартино Филин, который, возможно, был бы лучшим мэром Флоренции Иблеев вместо действующего сейчас, который неэффективен.
Тут, недолго думая, все договорились о правилах, и состязание началось.

4

Начал соловей.
Он пропел фа минор в быстром темпе и пустился танцевать тарантолу в ветвях и лучах света.
Многие начали весело отбивать ритм, и у Мариано тоже появилось желание двигаться.
Настоящее зрелище устроила эта птичка-невеличка, которая порхала в воздухе в такт музыке.
Соловей крутился волчком, а потом спускался вниз, как ангел, пока не касался земли; он вертикально взмывал вверх, ввинчиваясь, как штопор, и замыкал круг, метнувшись кувырком.
Он был способен на невероятные вещи, не нарушая чистоту ни одной ноты. Поэтому, когда он закончил, аплодировали все, включая Мариано.
Но когда приступил человек, музыка, во всех смыслах, изменилась и стала серьезной. Воистину, Мариано попросил небо и землю прийти ему на помощь!
Ветер качал ветви и давал ритмичные хлесткие удары в узких дорожках. По какой-то причине, на соседнем обрыве был оползень, и камни катились под откос, казалось, что бьют барабаны.
Это была прелюдия.
После чего, его свист взлетел, чистый, модулированный, безмятежный, не теряющий времени на паузы.
Это было, как рассказывал мой дед. Явилась женщина, которая искала свою утраченную любовь, а потом девушка, которая использовала свою красоту, как оружие, более опасное, чем то, которое стреляет. Он говорил также о горе матери, у которой сын на войне, далеко, несомненно, в опасности, и, может быть, умирающий в тот момент, когда только она думает о нем.
В-общем, он пел о жизни, о страхе, о чувствах, которые не являются исключительной принадлежностью людей. Звери осознавали это и слушали с пониманием.
Поэтому, когда он закончил, не захлопал никто. В тишине еще длилось эхо музыки, и не было тех, кто хотел бы разрушить чары.
В конце концов, Иисус начал говорить:
«Победителей нет, потому что истинная красота живет в своих собственных лучах и не соревнуется с другой красотой. Но, должен признать, что ты, Мариано, если останешься человеком, не сможешь использовать свой талант.»
Соловей тотчас же снял свои крылья.
«Возьми их! – сказал он Мариано, протягивая ему крылья. – Тем более, я уверен, что Иисус даст мне возможность отрастить новые.»
Итак, Мариано стал единственным мужчиной, который мог летать, благодаря артистическим заслугам.

5

Это была действительно большая честь. Он не сделал ничего, чтобы в деревне об этом узнали. Он ничего не сделал, несмотря на то, что его продолжали дразнить, в том числе потому, что посреди лета он носил длинное и оборванное пальто, чтобы скрыть крылья.
На самом деле, в день, когда его нашли мертвым, задушенным какими-то молокососами в поисках мелочи, никому не пришло в голову, что все ночи он и его крылатые братья пели в небе над кварталом Святого Петра.

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da terrazze Studio Garufi&Garufi

Salvatore Paolo (detto Rocambole) Garufi ha insegnato Lettere, Storia dell0Arte, Storia e Filosofia nelle scuole statali del Piemonte, della Liguria, della Campania e della Sicilia. Ha scritto opere di narrativa e teatrali ed è autore di monografie su Vitaliano Brancati, George Orwell, Santo Marino, Sebastiano Guzzone, Giuseppe Barone, Filippo Paladini e Enrico Guarneri (Litterio).

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.