Tortelli, Mario (Militello, fine sec. XVI-ivi, 1621)
di Salvatore Paolo Garufi Tanteri
Giurista e poeta. Il Carrera dice che il padre, Bartolomeo, veniva dal Piemonte (probabilmente dal Monferrato, allora parte del ducato di Mantova).
“Il Monferrato, ducato dal 1574, si trovava nella parte orientale del Piemonte ed era feudo imperiale dall’XI secolo. I Gonzaga avevano ricevuto tale ducato in dote dal matrimonio del duca Federico II Gonzaga con Margherita Paleologa.
Il 22 settembre 1612, Francesco IV di Mantova e del Monferrato, morì all’età di 26 anni. La sua morte aveva seguito di un paio di mesi quella del padre Vincenzo I. L’unica erede rimase Maria Gonzaga (di soli tre anni). Francesco IV aveva anche due fratelli minori, ma il Monferrato era ereditabile in linea femminile e già questo aveva provocato una prima guerra. Il duca Carlo Emanuele I di Savoia, padre della moglie di Francesco, Margherita di Savoia, madre della piccola Maria Gonzaga, pretese il ducato per la sua casata, avviando così la Guerra di successione del Monferrato (1613–1617) che confermò Ferdinando I Gonzaga (1587–1626) come legittimo successore.”
Giovanissimo era già secondo assessore del principe don France[1]sco Branciforti, quando il vecchissimo e prestigiosissimo Vincenzo Mila[1]na ricopriva la carica di primo giudice consultore. Il Fazio, il Mongitore e l’abate Amico ne lodarono il talento letterario e Pietro Carrera, che gli fu stretto amico, lo celebrò nei suoi epigrammi. Nel 1617 pubblicò Il discorso sopra Carrera, premesso (insieme ad un altro scritto di don Giovan Battista Cherubini) al trattato su Il giuoco degli scacchi di Pietro Carrera, dove fece accenno a una Storia della famiglia Branciforti alla quale lavorava e che è andata persa.
In quella sede Tortelli volle pure evidenziare il prestigio sociale e culturale della Militello brancifortea, così splendida di strade, piazze, fabbriche, giardini (probabilmente sotto la supervisione degli eredi di Benvenuto Tortelli) , fontane e, soprattutto, di una biblioteca, che per “copiosità” e “fioritezza” non aveva pari in Sicilia e “gareggiava colle più belle e ricche d’Italia”.
Nel 1620 pubblicò per la tipografia Giovanni Rossi di Militel[1]lo Dei madrigali di Mario Tortelli. Centuria prima dedicata all’illustrissimo et eccellentissimo signor D. Francesco di Castro, Conte di Castro, Duca di Toresano, Vicerè, e Capitan Generale per sua Maestà in questo regno di Cicilia ecc. Nel discorso di prefazione (che fu affidato al Carrera) troviamo notizia di “alcuni disagi di fortu[1]na” patiti dal poeta (forse, la malattia che lo porterà alla morte) e un riferimento ad altri lavori letterari, dei quali, purtroppo, ci restano soltanto i titoli: Lettere familiari, Orationi e una non meglio specifica[1]ta Opera in legge. I Madrigali, comunque, si fanno apprezzare per la levità con la quale i “maravigliosi” giochi verbali proto-barocchi diventano sorridente e cortigiana eleganza (bastino, per farne un esempio, queste disinvolte parole ad una dama: “vidi le mamme, anzi le nevi ignude / ov’Amor la sua face accende e chiude…”). Appena un anno dopo la pubblicazione dei MadrigaliTortelli morì e fu seppellito nella chiesa di S. Nicolò.