Katharina von Raitenau – Romanzo di Joan Basté

Katharina von Raitenau – Romanzo di Joan Basté

Katharina von Raitenau – Romanzo di Joan Basté

Nell’infuriare della Seconda Guerra Mondiale, a Licodia Eubea, in Sicilia, un giovane archeologo inglese vive un’intensa storia d’amore con la collega tedesca…

Introduzione

PREMESSA

Genesi di una pubblicazione

     Quando Joan Basté, già nel lontano 1994, mi scrisse di aver ultimato la sua ultima opera, il romanzo “Katharina von Reitenau”, con il suo italiano catalanizzato o catalano italianizzato, così si esprimeva: “Ho premura per mandare questa (lettera). Il mio romanzo, iniziato a Licodia Eubea, ha stato finito una settimana fa. Ancora sono commosso e non è facile per me opinare. Ma una cosa è veramente certa: la Sicilia sorge como un piccolo paradiso nella drammaticità congiunta della narrazione, in mezzo di una Europa (e anche una Italia) convulsa per la prossimità della guerra. Ma no una Sicilia romanzesca e falsa, sino una Sicilia – io lo aspetto – certa, con il suo splendor e la sua tragedia. Mezzo romanzo trascorre a Licodia Eubea nell’estate de 1938. E il protagonista (un inglese) s’alloggia a Via Mugnos. Si parla d’Agrigento, de Piazza Armerina, de Caltagirone… Quanti ricordi!”.

     Come si può facilmente intuire, era sottinteso nelle sue parole un segreto desiderio, che il suo lavoro, che da lì a breve sarebbe stato pubblicato in catalano, potesse essere tradotto e pubblicato anche nella nostra lingua. Questo divenne subito anche un mio grande desiderio e fui contento di proporre a Joan l’idea di una traduzione del romanzo e di una sua pubblicazione in Italia. Non sempre però un’idea, per quanto semplice, può diventare realtà. Scrissi a Joan che bisognava innanzitutto trovare un traduttore. Di questo si occupò subito lui stesso. Un suo amico italiano, il signor Mario Zucchitello, che vive a Tossa de mar (Catalogna), studioso di storia, si rese volentieri disponibile a tradurre il romanzo. Nel giro di un anno circa il lavoro fu portato a termine e, dopo essermi pervenuta una copia dell’opera in edizione originale da parte di Joan, mi giunse il dattiloscritto della traduzione da parte del signor Zucchitello. Tutto fin qui filava nel migliore dei modi ed intanto cresceva in Joan e si amplificava in me la bella prospettiva di veder realizzato il nostro desiderio. Me ingenuo! Neanche immaginavo che  di fronte ad una così bella e importante iniziativa culturale si potessero frapporre tante difficoltà. In circa 15 anni, da allora, ho provato a proporre la pubblicazione dell’opera a tre o quattro editori. Tutti, da buoni ragionieri, calcolatori di entrate ed uscite finanziarie, pur apprezzando il valore letterario dell’opera, hanno voluto che qualche ente pubblico si facesse promotore dell’iniziativa finanziando la pubblicazione con l’acquisto preventivo di un certo numero di copie. Questa, a quanto pare, è la strategia adottata dalla stragrande maggioranza delle case editrici, specialmente nei confronti di autori sconosciuti al grande pubblico. Bene! E’ nel loro statuto di aziende economiche pensare ed agire in questi termini. Si trattava quindi di trovare un’istituzione pubblica disposta a promuovere l’iniziativa. Ho pensato subito che la più diretta interessata ad una simile operazione potesse essere l’amministrazione comunale. Mi sono rivolto a quella di allora e a tutte le altre che si sono succedute nel tempo, tranne l’ultima, ma invano. Ho provato con un paio di comuni vicini, tra l’altro direttamente interessati perché anche di essi si parla nel romanzo, ma invano. Ho provato con il Coordinamento dei Comuni del Calatino nella persona del poeta Salvo Basso, allora Assessore alla Cultura del Comune di Scordia. Quest’ultimo, com’era nel suo stile, si dimostrò entusiasta della cosa, ma disgraziatamente Salvo è morto da lì a poco.

     Non ho voluto durante tutto questo tempo rassegnarmi all’idea di dover rinunciare  alla pubblicazione. Era un impegno che avevo preso con Joan, che intanto, prematuramente e in maniera inaspettata, ci ha lasciati nel 1997.      L’evento tragico della sua morte non poteva certo interrompere i miei tentativi di portare avanti il nostro comune sogno. Ho mantenuto i contatti con la consorte di Joan, la signora Rosalinda Manning, e l’originario impegno che mi ero assunto con Joan l’ho mantenuto con Rosalinda. In ogni caso, tutti i tentativi esperiti per realizzare la pubblicazione del romanzo sono andati a vuoto.

     Pochi anni fa, invece, ho avuto il piacere di parlare di Joan e della sua produzione letteraria con il prof. Salvatore Paolo Garufi. Gli diedi il romanzo in lettura e, ricordo, mi manifestò un chiaro apprezzamento dell’opera, così come, qualche tempo prima, aveva fatto il compianto prof. Umberto Amore che si era preso l’impegno di recensirlo nella rivista “Prospettive”, con la quale collaborava. Questo suo intervento critico costituisce l’introduzione alla presente edizione di “Katharina von Reitenau”.

     La pubblicazione del romanzo è arrivata quindi in maniera del tutto inaspettata e non richiesta ed è dovuta all’interesse e alla lungimiranza del prof. Garufi, che intanto è diventato editore. Questi, certamente memore dell’opera, qualche tempo fa mi ha comunicato la sua disponibilità a pubblicare il romanzo.         A lui e a tutti quelli che hanno creduto nell’importanza dell’iniziativa desideriamo esprimere i nostri più sinceri ringraziamenti. Ci riferiamo, in particolare, al signor Mario Zucchitello, che ha curato la traduzione del romanzo; al prof. Umberto Amore, che lo ha recensito; al prof. Natale Caruso, che ha tradotto la nota biografica; al poeta  Salvo Basso che, pur credendo nella validità dell’operazione, non ha potuto portarla a termine a causa della sua prematura dipartita; all’amministrazione del Comune di Licodia Eubea nella persona del suo Sindaco, Dott. Nunzio Li Rosi; all’associazione culturale ALBACAS, che ha voluto promuovere la presentazione del romanzo; e, non ultima, alla signora Rosalinda Manning che, da lontano, in tutti questi anni ha seguito con trepidazione il travagliato percorso che ha portato a questa pubblicazione.

Salvatore  Barone

INTRODUZIONE

   Si trova nelle vetrine delle principali librerie spagnole l’ultimo romanzo di Joan Basté, scritto alcuni anni prima della sua morte, a Mas El Solanot tra il 1993 e il 1994.

   Joan Basté , nato a Barcellona, ha scritto indistintamente sia in catalano che in castigliasno. Tra le sue opere più conosciute; Il Vangelo secondo Joan Basté; Le avventure di Guglielmo Tell. Alcune sue opere teatrali sono state ridotte per il cinema. Vari riconoscimenti gli sono arrivati sia dalla Reale società Economica di Madrid che dal Centro Cattolico d’Ola.

   Il suo ultimo romanzo, Katarina von Raitenau, scritto in catalano ,narra la storia di un uomo gravemente ammalato di cancro, ormai in fin di vita, che, sul filo della memoria, ritorna alla stagione più bella della sua vita.

   Essa si snoda, dall’aprile all’ottobre del 1937, nell’alveo di un amore intenso e profondo, nato in una Sicilia primordiale e felice, nonostante la povertà e le angherie fasciste in corso.

Bernard è un giovane che, laureandosi all’Università di Cambridge, in possesso di una borsa di studio, viene in Sicilia per conoscere l’impatto del fascismo in una delle zone di tradizionali miseria, con l’esodo costante verso gli Stati Uniti e l’influenza che questo fatto ha nella strutturazione della mafia. Nell’isola ritrova una giovane archeologa viennese, Katarina von Raitenau, già conosciuta a Firenze, mentre egli preparava, con l’aiuto di un medico siciliano, il suo soggiorno nella nostra terra. Anch’ella si reca in Sicilia, per motivi dio studio, destinata agli scavi della villa romana di Piazza Armerina.

   I due stringono una calorosa amicizia, che gradatamente si trasforma in amore, mentre alla mente del giovane ricercatore inglese si va chiarendo quando aberrante sia quel regime che dall’Inghilterra gli era sembrato una buona terza via tra il socialismo sovversivo e il liberalismo conservatore. L’amore tra i due sboccia a Selinunde, davanti ad un mare cristallino, all’ombra dell’acropoli più grandiosa del mondo. Si cementerà a Licodia EUBEA, dove Katarina si trasferisce, accanto a Bernard, alla ricerca delle vestigia dell’antica Eubea. E qui, mentre lavora per collegare la storia del piccolo paese alla civiltà omerica, vive intensamente la gioia di amare e di sentirsi amata.

   Ma è a Caltagirone che crollano le illusioni filo-fasciste di Bernard. In un accorato dialogo con il direttore della locale Cassa rurale di S. Giacomo (Silvio Milazzo?), un tempo roccaforte del popolarismo sturziano, egli si rende conto del clima che serpeggia nell’isola, dove la lotta clandestina degli antifascisti contro un regime sospettoso di ogni forma di libera aggregazione, dà fiato ad una mafia che costruisce il suo potere per combattere o lenire gli errori dello stato.

Bernard è testimone a Caltagirone dell’arresto di un antifascista ( molto probabilmente si tratta di Giambattista Fanales che poi diverrà deputato comunista) condannato per “ sovversivismo”  e tradotto nelle carceri di Lipari, dove lo stesso Bernard finirà per aver denunciato sul “ Sunday” il grave abuso.

   Intanto sull’Europa incombe la presenza del mostro della guerra. I due giovani devono tornare ai rispettivi paesi con la tristezza nel cuore; sentono che quella “ felicità ” nonostante la vicendevole promessa di ritrovarsi per coronare con  il matrimonio il sogno d’amore, è perduta per sempre. E, mentre sul marciapiede della stazione  Termini di Roma, si salutano, Bernard ricorda quanto scrisse Lawrence della Sicilia: “ Ha concesso a tutti il momento della massima ispirazione, e poi ne ha distrutto l’anima” .

   L’inglese vuole entrare alla camera dei Comuni, ma i sui proclami elettorali non ricevono sufficienti consensi da parte dei connazionali; Katarina, in una Vienna aggredita dal nazismo, sembra divenuta di colpo vecchia. “ Avevano vent’anni e non sapevano parlare d’amore. Il mondo li rendeva prematuramente vecchi e stanchi, come se le circostanze esterne avessero più potere, più forza della loro ricchezza interiore ”.

   Come quelli che hanno passato le vacanze estive felici e quando tornano alla quotidianità scoprono l’opacità della vita rutinaria e contemplano il passato come fosse un sogno irripetibile, cosi vivono i due giovani e, senza dirselo, provano nostalgia per un paradiso che sentono irreparabilmente perduto e dolore per la situazione presente. Bisognava credere in un domani di tranquillità, in un giorno in cui si Sarebbero potuti riunire di nuovo: lui studioso di storia contemporanea, lei ,senza più l’incubo della paura per una sua lontana ascendenza semitica, a riscoprire nelle civiltà antiche i valori imperituri della vita. Assieme avrebbero formato una famiglia: erano giovani e il futuro doveva loro appartenere. Ma come era difficile in quell’epoca di odi tremendi e di sospetti vicendevoli  pensare al futuro!

   Spaventosa è la guerra, ma non solo perché distrugge case, ponti, ospedali e scuole, ma soprattutto perché rovina la vita degli uomini, in balia di crudeltà inaudite e di eventi dolorosissimi.

   Katarina assieme alla sua famiglia viene deportata in un lager tedesco; non si hanno più notizie di lei. Bernard, profondamente prostrato, decide di arruolarsi nella polizia coloniale britannica ed è destinato nell’isola di Ceylon. E qui, cedendo più all’istinto sessuale che all’amore, sposa Vera, figlia di un ricco colono inglese.

   Sarà Kathleen, la figlia di Bernard, alla quale il padre ha voluto dare il nome della donna che ha amato in Sicilia, che rintraccerà l’altra parte della storia, con l’aiuto delle carte lasciate dal padre, ma soprattutto attraverso la testimonianza di un parente di Katarina che vive a Vienna. La giovane archeologa austriaca, dopo la fine della guerra aveva tentato di rintracciare Bernard a Ceylon, ma la sua lettera era stata rimandata al mittente con la stampigliatura di “ scomparso” . Nonostante ciò, non si era data per vinta e , fiduciosa nel ritorno del suo Ber, era andata ad attenderlo a Licodia Eubea. Ed è qui che, melanconicamente, all’età di sessantacinque anni , quando ogni illusione svanisce, si spegne.

   Ritorna il mito del paradiso perduto in una Sicilia che, tra i monti Iblei e i monti Erei, ha avuto sempre una storia poetica. La vicenda di Bernard e Katarina, sembra una fiaba, ma potrebbe avere un preciso senso biblico se riuscissimo a vedere nei due protagonisti, cristallizzati nel tempo, il primo uomo e la sua donna, costretti dall’odio, a lasciare il paradiso delle delizie. Anche l’uomo, superate le remote ideologie che perbenistiche del suo ceto, decide di andare alla ricerca dell’antico amore; glielo impedisce la morte che lo coglie nell’attesa di partire, nella sala d’attesa dell’aeroporto  di Londra.

Umberto Amore

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..dei miei giorni d’errori e conoscenze,

      un sol giorno ho salvato: quello che mi salvava.

Carles Riba

“Elegies de Bierville” –VII

DEDICA

   Dicono che gli autori amino ogni loro libro come i genitori amano i propri figli. E probabilmente è vero, ma ciò non impedisce di vedere se un bambino è basso o ha il naso piccolo, mentre un altro è sano e ben fatto.

   Ebbene, il romanzo che ora presento è, secondo me, il libro più riuscito tra quanti io abbia mai scritto. È anche il primo che oso dedicare a mia moglie Rosalinda, anima e ispiratrice di quel che leggerete.

    A lei, con tutto il mio amore.

Joan Basté

Katharina von Raitenau

romanzo

I

   Si palpò l’addome, con cautela. Neppure l’ombra del dolore. Dabasso, la moglie lavoricchiava. Gli arrivò, di colpo, dalla tromba delle scale, l’odore delle fette di pane tostato e del bacon che si stava rosolando. Aveva appetito: buon segno.    

   Era incerto se andare o meno al bagno. Sapeva che il suo era un atteggiamento vile. Era stato sempre vile di fronte alla prova del fuoco o di fronte a un dubbio. Gli pareva che se avesse ignorato il male, lo avrebbe, in un certo qual modo, eliminato. Molto spesso quel che ci spaventa di più è conoscere la realtà.

   Tutto ebbe inizio con quella stipsi pertinace. “Non sarà nulla,” fu la risposta immediata “un giorno o due!”.

   Come nei bambini: troppi dolci, poca verdura, o altro… Ma due settimane…, eppoi quel dolore sordo alla bocca dello stomaco…

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Pubblicato da IL GIORNALE DI ROCAMBOLE

Salvatore Paolo (detto Rocambole) Garufi Tanteri ha insegnato Lettere, Storia dell'Arte, Storia e Filosofia nelle scuole statali del Piemonte, della Liguria, della Campania e della Sicilia. Ha scritto opere di narrativa e teatrali ed è autore di monografie (Vitaliano Brancati, George Orwell, Santo Marino, Sebastiano Guzzone, Giuseppe Barone, Filippo Paladini).