Bombacci, Nicola, “Il manifesto di Verona”: un rivoluzionario comunista che combatté contro il fascismo al potere e collaborò col fascismo della RSI, finendo anche lui a Piazzale Loreto.

Bombacci, Nicola, “Il manifesto di Verona”: un rivoluzionario comunista che combatté contro il fascismo al potere e collaborò col fascismo della RSI, finendo anche lui a Piazzale Loreto.

Nel suo preambolo il manifesto, che si ricollega alle Leggi razziali fasciste, “addita nella continuazione della guerra a fianco della Germania e del Giappone fino alla vittoria finale e nella rapida ricostituzione delle Forze Armate destinate a operare accanto ai valorosi soldati dal Führer le mete che sovrastano a qualunque altra in importanza e urgenza”.[2]

I 18 punti politici programmatici (“preambolo alla Costituente”) indicati del manifesto erano in sintesi:

  1. Convocazione di una Costituente per l’abolizione della monarchia e la nascita della Repubblica Sociale Italiana.
  2. Creazione di una Costituente composta dai membri dei sindacati fascisti, delle circoscrizioni, dai rappresentanti delle province occupate attraverso le delegazioni di sfollati e rifugiati.
  3. Garanzia all’interno della Costituente del diritto di controllo e critica sulla pubblica amministrazione e sulla nomina del Capo della Repubblica; impossibilità di arresto o fermo oltre una settimana senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria; indipendenza della Magistratura.
  4. Elezione popolare dei rappresentanti della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, nomina dei ministri da parte del Duce, elezione dei Fasci nel Partito Fascista Repubblicano.
  5. Esistenza di un unico partito, “ordine di combattenti e credenti” e “di assoluta purezza politica”, custode della “rivoluzione fascista” incominciata il 28 ottobre 1922; tessera del PFR non obbligatoria per alcun impiego o incarico.
  6. Religione ufficiale identificata in quella “cattolica apostolica romana”; tolleranza degli altri culti purché non contrastanti con le leggi.
  7. Qualifica degli appartenenti alla “razza ebraica” in generale come stranieri e, durante la guerra, nemici.
  8. Identificazione dei confini della Repubblica Sociale Italiana con quelli alpini e marittimi segnati dalla natura, dal sangue, dalla storia e minacciati dai governi rifugiati a Londra; necessità di agire per il riconoscimento da parte dell’Europa che l’Italia aveva bisogno del suo spazio vitale; fondazione di una Comunità Europea basata su alcuni principi: eliminazione dell’influenza britannica negli Stati europei; abolizione del “sistema capitalista interno” e lotta contro le plutocrazie (Regno UnitoUSA); valorizzazione, a beneficio degli europei e di quelli indigeni, delle risorse naturali dell’Africa, nel “rispetto assoluto” degli indigeni, soprattutto quelli musulmani.
  9. Definizione del lavoro in ogni sua manifestazione come base della RSI.
  10. Riconoscimento da parte dello Stato della proprietà privata, senza sfruttamento del lavoro.
  11. Equiparazione dell’interesse del singolo nell’economia nazionale a quello collettivo e quindi dello Stato. I pubblici servizi e le industrie belliche dovevano essere gestite dalla RSI.
  12. Collaborazione all’interno di ogni azienda tra azienda tecnici e operai per l’equa ripartizione degli utili, l’equa fissazione dei salari; partecipazione degli utili stessi anche da parte degli operai (la cosiddetta “socializzazione dell’industria”).
  13. Nell’agricoltura, possibilità di espropriazione delle terre incolte a favore dei braccianti per diventare coltivatori diretti o a favore di aziende agricole cooperative parasindacali o parastatali.
  14. Diritto dei lavoratori a svolgere il proprio lavoro in famiglia (in aziende famigliari, salvo l’obbligo di consegnare agli ammassi la quantità stabilita dalla legge e di sottoporre a controllo le proprie tariffe).
  15. Diritto alla casa; creazione dell’Ente Nazionale per la Casa del Popolo con la finalità di dare la casa a ogni lavoratore, costruendone di nuove o col riscatto delle esistenti; principio del riscatto valido in tutti i casi di affitto di residenze.
  16. Iscrizione obbligatoria dei lavoratori al sindacato di categoria, organizzato con gli altri nella Confederazione Generale del Lavoro, della Tecnica e delle Arti di cui potevano far parte anche gli ex proprietari a patto che non fossero dirigenti o tecnici; redazione di una Carta del Lavoro quale atto fondamentale per regolare i rapporti tra lavoratori, dirigenti e Stato.
  17. Garanzia ai lavoratori di un salario minimo; istituzione degli spacci a prezzi calmierati; condanna a morte come traditori e disfattisti degli speculatori al mercato nero.
  18. Affermazione che “il Partito con questo preambolo della Costituente dimostrava non solo di andare verso il popolo ma di stare col popolo. Il popolo italiano si doveva difendere dall’occupazione anglo-americana che voleva rendere più dura la vita al popolo italiano, le parole d’ordine erano tre: combattere, lavorare, vincere.”

Autori

Esso fu redatto ufficialmente dall’avvocato Manlio Sargenti, futuro Capo di gabinetto del Ministero dell’Economia Corporativa, con i contributi di Angelo TarchiCarlo Alberto BigginiFrancesco Galanti, ma l’apporto fondamentale nei punti più rivoluzionari fu quello di Nicola Bombacci, con il beneplacito di Benito Mussolini.

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Pubblicato da IL GIORNALE DI ROCAMBOLE

Salvatore Paolo (detto Rocambole) Garufi Tanteri ha insegnato Lettere, Storia dell'Arte, Storia e Filosofia nelle scuole statali del Piemonte, della Liguria, della Campania e della Sicilia. Ha scritto opere di narrativa e teatrali ed è autore di monografie (Vitaliano Brancati, George Orwell, Santo Marino, Sebastiano Guzzone, Giuseppe Barone, Filippo Paladini).

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