Nel suo preambolo il manifesto, che si ricollega alle Leggi razziali fasciste, “addita nella continuazione della guerra a fianco della Germania e del Giappone fino alla vittoria finale e nella rapida ricostituzione delle Forze Armate destinate a operare accanto ai valorosi soldati dal Führer le mete che sovrastano a qualunque altra in importanza e urgenza”.[2]
I 18 punti politici programmatici (“preambolo alla Costituente”) indicati del manifesto erano in sintesi:
- Convocazione di una Costituente per l’abolizione della monarchia e la nascita della Repubblica Sociale Italiana.
- Creazione di una Costituente composta dai membri dei sindacati fascisti, delle circoscrizioni, dai rappresentanti delle province occupate attraverso le delegazioni di sfollati e rifugiati.
- Garanzia all’interno della Costituente del diritto di controllo e critica sulla pubblica amministrazione e sulla nomina del Capo della Repubblica; impossibilità di arresto o fermo oltre una settimana senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria; indipendenza della Magistratura.
- Elezione popolare dei rappresentanti della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, nomina dei ministri da parte del Duce, elezione dei Fasci nel Partito Fascista Repubblicano.
- Esistenza di un unico partito, “ordine di combattenti e credenti” e “di assoluta purezza politica”, custode della “rivoluzione fascista” incominciata il 28 ottobre 1922; tessera del PFR non obbligatoria per alcun impiego o incarico.
- Religione ufficiale identificata in quella “cattolica apostolica romana”; tolleranza degli altri culti purché non contrastanti con le leggi.
- Qualifica degli appartenenti alla “razza ebraica” in generale come stranieri e, durante la guerra, nemici.
- Identificazione dei confini della Repubblica Sociale Italiana con quelli alpini e marittimi segnati dalla natura, dal sangue, dalla storia e minacciati dai governi rifugiati a Londra; necessità di agire per il riconoscimento da parte dell’Europa che l’Italia aveva bisogno del suo spazio vitale; fondazione di una Comunità Europea basata su alcuni principi: eliminazione dell’influenza britannica negli Stati europei; abolizione del “sistema capitalista interno” e lotta contro le plutocrazie (Regno Unito, USA); valorizzazione, a beneficio degli europei e di quelli indigeni, delle risorse naturali dell’Africa, nel “rispetto assoluto” degli indigeni, soprattutto quelli musulmani.
- Definizione del lavoro in ogni sua manifestazione come base della RSI.
- Riconoscimento da parte dello Stato della proprietà privata, senza sfruttamento del lavoro.
- Equiparazione dell’interesse del singolo nell’economia nazionale a quello collettivo e quindi dello Stato. I pubblici servizi e le industrie belliche dovevano essere gestite dalla RSI.
- Collaborazione all’interno di ogni azienda tra azienda tecnici e operai per l’equa ripartizione degli utili, l’equa fissazione dei salari; partecipazione degli utili stessi anche da parte degli operai (la cosiddetta “socializzazione dell’industria”).
- Nell’agricoltura, possibilità di espropriazione delle terre incolte a favore dei braccianti per diventare coltivatori diretti o a favore di aziende agricole cooperative parasindacali o parastatali.
- Diritto dei lavoratori a svolgere il proprio lavoro in famiglia (in aziende famigliari, salvo l’obbligo di consegnare agli ammassi la quantità stabilita dalla legge e di sottoporre a controllo le proprie tariffe).
- Diritto alla casa; creazione dell’Ente Nazionale per la Casa del Popolo con la finalità di dare la casa a ogni lavoratore, costruendone di nuove o col riscatto delle esistenti; principio del riscatto valido in tutti i casi di affitto di residenze.
- Iscrizione obbligatoria dei lavoratori al sindacato di categoria, organizzato con gli altri nella Confederazione Generale del Lavoro, della Tecnica e delle Arti di cui potevano far parte anche gli ex proprietari a patto che non fossero dirigenti o tecnici; redazione di una Carta del Lavoro quale atto fondamentale per regolare i rapporti tra lavoratori, dirigenti e Stato.
- Garanzia ai lavoratori di un salario minimo; istituzione degli spacci a prezzi calmierati; condanna a morte come traditori e disfattisti degli speculatori al mercato nero.
- Affermazione che “il Partito con questo preambolo della Costituente dimostrava non solo di andare verso il popolo ma di stare col popolo. Il popolo italiano si doveva difendere dall’occupazione anglo-americana che voleva rendere più dura la vita al popolo italiano, le parole d’ordine erano tre: combattere, lavorare, vincere.”
Autori
Esso fu redatto ufficialmente dall’avvocato Manlio Sargenti, futuro Capo di gabinetto del Ministero dell’Economia Corporativa, con i contributi di Angelo Tarchi, Carlo Alberto Biggini, Francesco Galanti, ma l’apporto fondamentale nei punti più rivoluzionari fu quello di Nicola Bombacci, con il beneplacito di Benito Mussolini.