Fascismo ed antifascismo di Vitaliano Brancati, perciò, più probabilmente, avevano la stessa origine nell’orrore per la paradossale scomparsa del pensiero critico in tempi di controllo delle masse. Era, in altre parole, l’agitarsi dell’indivividuo polverizzato nel neo-paleolitico globale contemporaneo.
Per questo, egli parlò della vittoria dell’uomo attivo sul pensatore. Il regime fascista – come poi quello comunista e come oggi quello nihilista-liberista – ne fece il cuore della propria propaganda. E la sotto-cultura di massa è la vera novità dell’epoca contemporanea.
Lo stesso Brancati lo chiarì inequivocabilmente:
“Secondo me la risposta si trova nella scarsa vitalità di cui dispone la nostra epoca, la vitalità di un uomo può assumere una forma così poco indipendente e individuale da riuscire veramente a moltiplicarsi a contatto con la vitalità di altri uomini. Udire il proprio passo nel rumore generale di altre migliaia di passi esalta come se quel fragore venisse tutto dal nostro piede. Ci si sente elevati alla massima potenza proprio nel momento in cui non si conta più nulla.”
E ancora: “Cosa farà lo stupido per provare l’ebbrezza del genio? Farà massa. Così, urlando lo stesso urlo insieme a centomila altri, crederà che l’umanità intera parli dalla sua bocca spalancata.”[1]
[1] In Le due dittature, Associazione Italiana per la Libertà della Cultura, Roma, 1952, p. 9.