HONORé DAUMIER E SEBASTIANO GUZZONE, LA DOPPIA ANIMA DELL’OTTOCENTO: PRETENZIOSE RIVOLUZIONI IN FRANCIA E UN PACATO BUON SENSO IN ITALIA.
di Salvatore Paolo Garufi Tanteri
“La pazienza di Giobbe” è un dipinto che si trova nel Museo San Nicolò di Militello (CT), che io, partendo da un inventario redatto nell’immediatezza della sua morte, ho potuto attribuire – almeno, in parte – al pittore siciliano Sebastiano Guzzone.
Importa poco la dubitante supponenza di certi stipendiati delle Sovrintendenze, più burocrati che studiosi. Importa poco perché il quadro, pur dipinto a più mani, rappresenta il passaggio della figurazione a una innovativa forma di teatralità esplicita e popolare.
Abbandonati gli stilemi eroici degli autori accademici, vengono fuori gli studi all’aria aperta su scene certamente meno muscolari, ma assolutamente comprensibili per il nuovo pubblico borghese.
E il pensiero non può non andare al francese Honoré Daumier, autore di uno straordinario “Ecce Homo (Noi vogliamo Barabba”.
In ambedue le opere il racconto è risolto con un gesto teatrale.
In Guzzone un personaggio si batte la mano sulla fronte, a significare la meraviglia suscitata dal paziente Giobbe.
n Daumier, invece, Gesù viene indicato da un indice levato e dall’urlo del linciaggio. Ancora oggi qualcosa di simile accade nella lotta politica, che, abbandonata la riflessione, si è fatta cagnara inqualificabile e, credetemi, ormai inutile e noiosa.
Salvatore Paolo Garufi Tanteri.