Ferdinando Paolieri: “Il rimedio dei topi” – novella della raccolta “Novelle Toscane”, edite dalla S.E.I. di Torino, sull’universo valoriale della piccola borghesia del Primo Novecento (da “Alla svolta!”, antologia per la scuola media del 1955)

Ferdinando Paolieri: “Il rimedio dei topi” – novella della raccolta “Novelle Toscane”, edite dalla S.E.I. di Torino, sull’universo valoriale della piccola borghesia del Primo Novecento (da “Alla svolta!”, antologia per la scuola media del 1955)
Una novella del verismo toscano del Primo Novecento. Il ritratto di una piccola-borghesia che non c’è più e per la quale rimane una nostalgia che si avvia a diventare mito (Rocambole Garufi)

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PAOLIERI, Ferdinando

di Giovanni Titta Rosa – Enciclopedia Italiana (1935)

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PAOLIERI, Ferdinando

Scrittore, nato a Firenze il 2 maggio 1878, vissuto quasi sempre nella città natia, dove morì il 10 maggio 1928. Esordì pittore e poeta; nel 1913 fondò a Siena con Federigo Tozzi e Domenico Giuliotti un settimanale, La Torre, “organo della reazione cattolica”; fu giornalista per molti anni alla Nazione, ove tenne anche la rubrica di critica drammatica. Appassionato cacciatore, percorse in lungo e in largo la campagna toscana e la Maremma, da cui trasse spesso argomenti per i suoi racconti e ispirazione per le sue tele: l’isola del Giglio e l’Impruneta, ove passava di solito le vacanze, furono i suoi luoghi preferiti.

L’arte del P. si riallaccia facilmente alla letteratura toscana d’ispirazione regionale; più colorita e meno sobria di quella del Fucini, ha tuttavia, specie nelle descrizioni paesistiche, notevole immediatezza. Scrittore d’istinto, a volte scarsamente sorvegliato, dove la vena lo soccorreva senza arresti, riuscì descrittore efficace e seppe anche rendere con appropriati colori e felicità d’invenzione alcuni tipi e figure caratteristici della campagna toscana, specie di Maremma. Talora, come nelle estrose ottave del poemetto Venere agreste, ricorda la Nencia del Magnifico, senza l’asciuttezza nervosa di questo; altre volte, come nelle Novelle toscane e in Uomini e bestie, può ricordare il Fucini, del quale non ha l’arguzia sorridente e patetica; e certo le sue pagine migliori sono alcune íresche e vive pitture di paesi e campagne, sulla linea della migliore tradizione naturalistica italiana. Scrisse anche per il teatro, in lingua e in dialetto, talora con icastica verità, come in I’pateracchio; infine, racconti per ragazzi.

Opere: Venere agreste (Firenze 1908; 2ª ed., con l’aggiunta del poemetto Voci della terra; Milano 1924); I’pateracchio (Roma 1910); Scopino e le sue bestie (Firenze 1911); Novelle toscane (Torino 1913); Novelle selvagge (Milano 1918); Novelle incredibili (ivi 1919); Uomini e bestie (Firenze 1920); Vita di tutti i giorni (ivi 1920); Il libro dell’amore (ivi 1920); Storia di un orso e di una gatta, romanzo (ivi 1921); Natio borgo selvaggio (ivi 1922); La maschera celeste, romanzo (Milano 1922); I fuggiaschi, romanzo (ivi 1924); Novelle agrodolci (ivi 1925); Maestro Landi, commedia in collab. con G. Forzano (Firenze 1926); La mistica fiamma, dramma (ivi 1927); Amor senz’ali, romanzo (Milano 1928). Fra le commedie: Chiù (1911), Gli Antidiluviani (1912); La madonna di Giotto (1914), Spostàti (1915), Convolvolo (1924), ecc.

Bibl.: D. Oliva, in Il giornale d’Italia, 15 giugno 1908; M. Maffii, in Il Marzocco, 20 agosto 1908; R. Canudo, in Mercure de France, 16 agosto 1908; G. Borsi, in Nuovo Giornale, 13 giugno 1910; P. Pancrazi, in Il Secolo, 18 aprile 1922; L. Russo, I narratori, Roma 1923.

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Pubblicato da IL GIORNALE DI ROCAMBOLE

Salvatore Paolo (detto Rocambole) Garufi Tanteri ha insegnato Lettere, Storia dell'Arte, Storia e Filosofia nelle scuole statali del Piemonte, della Liguria, della Campania e della Sicilia. Ha scritto opere di narrativa e teatrali ed è autore di monografie (Vitaliano Brancati, George Orwell, Santo Marino, Sebastiano Guzzone, Giuseppe Barone, Filippo Paladini).