

La Montagna che diventa un leggio, dove i combattenti scrivono con il loro coraggio la Storia;
la pianura che della montagna è un ribaltamento, dove agisce l’oppressore, che come nella fucilazione di Goya (e in quella di Guttuso), o in Guernica di Picasso, non ha faccia (identità), ma soltanto la ferocia distruttiva degli invasori (nel nostro caso l’uccisione dei Fratelli Di Dio);
la colonna spezzata che nella simbologia della Grecia classica indica una vita finita ancor giovane;
un muro che chiude e idealmente sottolinea verso l’esterno i sentimenti che hanno dato vita all’evento;
un buco nel muro, ideale citazione dell’arte concettuale (i tagli di Lucio Fontana, per esempio), oltre il quale si vede scorrere la normalità della vita.
E pensare che un tale capolavoro dalla supponente sub-cultura locale fu definito “un monumento alla lametta gilette!”
Dio ci protegga dalle spiritosaggini dei cretini!
(Salvatore Paolo Garufi Tanteri)







