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Garufi Tanteri, Salvatore Paolo, Alghe profonde in acque limpidissime – Il Garufi colori: le storie della storia dell’arte in Sicilia, Preistoria.

Garufi Tanteri, Salvatore Paolo, Alghe profonde in acque limpidissime – Il Garufi colori: le storie della storia dell’arte in Sicilia, Preistoria.

Salvatore Paolo Garufi Tanteri

Alghe profonde in acque limpidissime

(Il Garufi Colori: le Storie della Storia dell’Arte in Sicilia)

Antichi esempi di figurazione

Un vero artista, seppur dipende da una committenza di mentalità ristretta, sa vincere la condizione di servaggio, dando vita e materia alle sue creazioni con buon vigore chiaroscurale.

E, perciò, raffigura spesso dei tipi, anzi degli archetipi platonici.

Esattamente come, probabilmente, è accaduto con i primi disegni parietali, nel paleolitico superiore, ad Altamira (Spagna) ed a Lascaux (Francia).

Bisonte, Paleolitico superiore, Altamira (Spagna).

Finché – forse, anche nella grotta dell’Addaura, in Sicilia – la figurazione diventò anche racconto.

Personaggi, paleolitico finale, grotta dell’Addaura sul Monte Pellegrino (Palermo).

Per queste figurazioni un grande storico dell’arte preistorica Paolo Graziosi ha parlato di stile mediterraneo.

In ogni caso, comunque, nelle figurazioni dell’Addaura, a mio avviso, il disegno diventa pure racconto, rappresentando un allontanamento dalla mera iconografia naturalistica di Altamira, in un cammino che già si poteva notare a Lascaux.

Tori, paleolitico superiore, Lascaux (Francia)

I primi multipli d’arte: le pintaderas

 

Stando alle testimonianze sopravvissute, fra le prime forme di multipli d’arte ci furono le preistoriche Pintaderas, che rappresentarono un diffuso esercizio di arte iconica – nella quale, al posto del racconto, c’è la rappresentazione statica, cioè perfetta ed eterna, di un’idea dell’Essere (ciò che è non può non essere e ciò che non è non può essere, scrisse, più o meno, Parmenide).

Le pintaderas erano piccoli arnesi di terracotta a forma ovale, o circolare, o quadrangolare, che presentavano una faccia appiattita, nella quale, profondamente incisi, vi erano dei motivi ornamentali. In Oriente le pintaderas funsero da sigilli e furono fabbricate in pietra. Ma, si è pensato pure che servissero per la pittura del corpo. L’area della loro diffusione, comunque, era amplissima (praticamente, toccava tutti i continenti). Per la preistoria euro-asiatica, essa si stendeva dall’Anatolia all’Egeo, alla regione balcanica, all’Italia.

Quelle trovate in Italia partono dal neolitico e vanno oltre l’età del bronzo. Il gruppo più numeroso proviene da Finale ligure (Grotte delle Arene Candide, Pollera, Arma dell’Aquila, Sanguineto, etc.); ma ne sono state trovate pure in Lobardia, nel Barese, nel Salento e in Sicilia.

Riguardo alla loro figurazione:

I motivi possono essere semplici (linee a zig-zag, linee ondulate) o alquanto complicati (dischi concentrici, spirali, ecc.); possono anche ripetere disegni incisi o dipinti sulle ceramiche di vario tipo o epoca, o anche riprodurre figure presenti nell’arte rupestre (esempio: la pintadera della caverna pugliese dell’Erba e i “pittogrammi” delle Grotte di Porte Badisco e Cosma).

In conclusione, i motivi delle pintaderas appaiono, almeno in parte, legati a quello stesso geometrismo che caratterizza le figure emblematiche di oscuro significato che ritroviamo nella pittura parietale neolitica e più tarda, figure che proprio per questa loro collocazione non perseguivano uno scopo decorativo, ma che tale valore acquistavano, pur conservando il loro profondo originario significato, quando venivano impiegate nell’ornamentazione vascolare” (Graziosi, pp. 96/97).

 

Dal “Catálogo de pintaderas”

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Pubblicato da terrazze.info - TERRAZZA "MARIO TORTELLI"

Salvatore Paolo (detto Rocambole) Garufi Tanteri ha insegnato Lettere, Storia dell'Arte, Storia e Filosofia nelle scuole statali del Piemonte, della Liguria, della Campania e della Sicilia. Ha scritto opere di narrativa e teatrali ed è autore di monografie (Vitaliano Brancati, George Orwell, Santo Marino, Sebastiano Guzzone, Giuseppe Barone, Filippo Paladini).

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